4/8/2003
Le ragioni dei sindacati e quelle della professione
di Francesco GRECO
Presidente dell’Associazione Nazionale Docenti
L’Atto di indirizzo all’Aran in vista del rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale intende «realizzare quelle condizioni di partenza indispensabili perché la scuola assuma una nuova centralità», anche attraverso il miglioramento della «qualità professionale dei docenti». L’A.N.D. concorda, naturalmente, con tali obiettivi ma rileva anche la contraddittorietà fra le intenzioni dichiarate e la scarsità delle risorse messe a disposizione. Anche allo scopo di sollecitare una maggiore coerenza fra i fatti e le intenzioni, l’Associazione aderisce allo sciopero proclamato per il 14 ottobre prossimo.
Non possiamo, tuttavia, non rilevare le contraddizioni presenti anche nelle maggiori Organizzazioni sindacali. Quegli stessi sindacati, infatti, che oggi cavalcano il malcontento dei docenti, costituiscono una delle principali cause del loro disagio. Dobbiamo ricordare con chiarezza che alcune di queste Organizzazioni hanno seguito una linea di forte ambiguità, enunciando proclami bellicosi da una parte e accettando accordi sottobanco e al ribasso dall’altra. Non a caso, l’Atto di indirizzo all’Aran può fare esplicito riferimento al fatto che «una rilevante parte di tali risorse aggiuntive, per quanto concordato nei predetti accordi, dovrà essere destinata all’incentivazione della produttività», una formula che applicata al sapere e all’istruzione comporta il peggioramento delle concrete condizioni di insegnamento e la subordinazione strumentale dei miglioramenti retributivi a criteri di produttività fordisti, quantitativi, di quadro orario, che non possono essere applicati a un “prodotto” così particolare come l’apprendimento degli allievi. Non solo: nell’Atto di indirizzo all’Aran si ripete di continuo la formula dell’«efficienza ed efficacia», coniata anche da vari esperti sindacali allo scopo di dare una patina di modernità ai propri documenti e si conferma la centralità dello studente visto come un «utente» del servizio scolastico. La scuola, invece, si costruisce sulla centralità non di uno dei soggetti –tanto meno del «cliente»- ma sul rapporto vivo e dialogico fra le persone, ciascuna con la propria identità.
Da parte sua, la CGIL-Scuola continua a misconoscere lo specifico disagio dei docenti, aderendo a uno sciopero in una data diversa e con motivazioni che dissolvono le esigenze del mondo scolastico nel calderone politico generale. Una delle ragioni specifiche della nostra adesione allo sciopero del 14 ottobre è, invece, il modo ancora troppo esitante con il quale nell’Atto di indirizzo si accenna alla possibilità di «dare un’articolazione differenziata, nell’ambito del comparto, alle funzioni relative al personale docente e a quelle relative al personale Ata». Prendiamo atto con soddisfazione della ricezione di una delle richieste più importanti della nostra Associazione professionale ma si tratta di un accoglimento ancora parziale e quindi l’A.N.D ribadisce la necessità di un’area di contrattazione autonoma per gli insegnanti italiani poiché essa rappresenta la condizione normativa e il presupposto logico per configurare l’attività docente come una professione intellettuale e non come un impiego. È molto grave che alcuni dei maggiori sindacati si oppongano a tale principio, dal quale deriverebbero, invece, solo vantaggi per i docenti e per la scuola tutta.