
di PIO G. SANGIOVANNI*.
Pubblichiamo la terza parte del contributo scritto inviato dall’AND alla segreteria della Commissione presieduta dal prof.ssa Loredana Perla, relativamente al testo base delle Nuove Indicazioni Nazionali sulla scuola dell’Infanzia e primo ciclo d’istruzione, diffuso lo scorso 11 marzo scorso. E’ la sintesi dell’ampia e approfondita riflessione collettiva e a più voci sviluppatasi fra gli iscritti all’Associazione e non solo, intorno alla proposta dell’introduzione dello studio del Latino a partire dalla seconda classe della scuola secondaria di primo grado. L’AND, riconoscendone l’alto valore formativo e culturale, ritiene che tale studio debba essere obbligatorio, non opzionale.
3. La secondaria di I grado. Educazione civica materia trasversale e obbligatorietà dello studio del latino.
Relativamente alla scuola secondaria di primo grado ci sembra manchi, in generale, il riferimento all’educazione civica come materia trasversale, mentre sarebbe più opportuno integrarla all’interno di queste finalità, dando rilievo anche all’educazione empatica come antidoto e risposta alle varie forme di bullismo dilagante, senza non collocarla in un documento a parte.
Un discorso particolare merita, invece, l’introduzione del LEL, lo studio del Latino per l’Educazione Linguistica, in uno scenario mondiale in profondo mutamento nel quale, come viene giustamente evidenziato, la scuola dovrà svolgere il ruolo di presidio di un umanesimo integrale e di luogo di elaborazione di culture educative attente a dimensioni complesse quali la cura di sé e dell’ambiente, la creatività, l’immaginazione, l’intelligenza emotiva e il senso critico, con un’istruzione e formazione qualitativamente elevata e “sapienza del cuore”.
Premesso che condividiamo pienamente tale scelta come visione culturale strategica e come opportunità per conoscere e valorizzare le profonde radici comuni della civiltà europea, si ritiene tuttavia che, dopo decenni di ostracismo che ha visto il latino e il suo studio bollato con superficialità e ingiustificato pregiudizio, come “lingua morta”, in Italia sia giunto finalmente il tempo di recuperare il giusto equilibrio in modo da dare dignità allo studio e ad una disciplina ricca di contenuti e densa di valori umani e civili, capaci di completare e rendere ancora più solide le basi di una formazione integrale dell’uomo contemporaneo.
Diciamo subito, pertanto, che a nostro avviso lo studio della lingua e cultura latina vada proposto come disciplina obbligatoria e non opzionale, proprio per dare il segno tangibile di una scelta strategica che mira a valorizzare e rendere fruibile un patrimonio prezioso in grado di arricchire e aprire gli orizzonti mentali, logici e operativi delle nuove generazioni, senza rinunciare agli apporti fondamentali e imprescindibili dell’Intelligenza Artificiale.
È necessaria, quindi, una scelta decisa e consapevole, ben più convinta rispetto all’approccio delle Nuove Indicazioni che denotano una sorta di timidezza, quando si parla con tono dimesso del fatto che “l’insegnamento del mondo antico ha bisogno di essere giustificato e non è più considerato come un valore di per sé” e che occorra pertanto “agire sulla motivazione”. È una posizione debole e perdente in partenza. Infatti se lo studio del latino viene impostato, giustamente, con un approccio trasversale valido per la formazione metalinguistica e non solo, siamo convinti che esso vada indicato come studio obbligatorio e strutturato nel percorso curriculare della secondaria di primo grado. In modo da rappresentare un sostanziale elemento di continuità e un ponte naturale con il secondo ciclo, riducendo quella sorta di frattura e di isolamento esistente attualmente.
Del resto gli esempi a livello europeo di una simile impostazione non mancano, ci basti richiamare quanto avviene in Germania nel Gymnasium, dove lo studio del latino viene proposto fra le lingue obbligatorie e messo sullo stesso piano dell’inglese o del francese.
Un approccio nuovo e articolato, capace di suscitare interesse e curiosità attraverso un’impostazione che, insieme allo studio della struttura di base della lingua, coinvolga da subito anche gli aspetti meta-culturali e socio-linguistici, attraverso la ricerca di espressioni usate nella lingua scritta e nel parlato quotidiano, oltre alle forme del vastissimo e originale patrimonio dialettale, nelle quali ritrovare tracce di persistenze ed evidenze del latino, sia dotto che popolare. Presenze da scoprire, riconoscere e nelle quali riconoscersi, come ad una identità collettiva che coinvolga sia la visione sincronica che diacronica del processo di insegnamento/apprendimento.
*Presidente nazionale AND