di Paolo Luciani
Ormai è risaputo, la musica, soprattutto quella d’insieme, è crescita e divertimento, oltre che potente mezzo per socializzare e crescere sani, ma è anche un importante investimento per un sano sviluppo emotivo e intellettuale dei nostri ragazzi.
Da un’indagine commissionata da Disney Interactive sul rapporto tra la musica e il processo formativo dei bambini, è emerso che lo studio della musica non è solo auspicabile, ma, senza dubbio, addirittura indispensabile per lo sviluppo della fantasia e della creatività dei bambini e, essendo questa un linguaggio universale, rappresenta uno strumento insostituibile per sviluppare nei più piccoli l’apertura nei confronti di una società senza pregiudizi di genere e razziali.
Da altri studi, inoltre, è emerso che la pratica musicale non coinvolge solo le aree cerebrali preposte all’udito, al linguaggio e alla motricità fine (attività pratica allo strumento musicale) ma influisce anche sulle funzioni cognitive connesse alla percezione spaziale, alla memoria e all’attenzione. I bambini che imparano la musica e a suonare uno strumento migliorano quindi anche le loro prestazioni linguistiche e matematiche.
Ancor di più questo discorso vale per le attività di musica d’insieme che è un efficace strumento di socializzazione e crescita: suonare in un ensemble strumentale, infatti, incrementa il senso di responsabilità e serietà, sempre con una buona dose di divertimento.
Fino a pochi decenni addietro era soprattutto grazie alla banda musicale locale che i ragazzi potevano avvicinarsi alla pratica strumentale d’insieme. Nella banda persone di età anche molto distanti, da ottantenni a quattordicenni, collaboravano e interagivano suonando insieme, cosa che in misura ridotta avviene ancora oggi, soprattutto nei centri non metropolitani dove fortunatamente si preserva questa nobile tradizione.
Dagli anni ‘80, (1979) infine, la musica finalmente entrava a far parte dei programmi scolastici come “educazione musicale” per due ore settimanali nella scuola media, con notevole ritardo rispetto ad altri Paesi europei.
Nello stesso anno si istituiva anche la sperimentazione dell’insegnamento dello strumento musicale, che approderà, dopo venti anni, all’istituzione dei corsi ad indirizzo musicale.
La musica è disciplina dall’elevato valore educativo e formativo, componente dell’esperienza umana, disciplina fondamentale per la realizzazione di percorsi di conoscenza, espressione, comunicazione e consapevolezza culturale. L’educazione musicale costituisce un insostituibile arricchimento della persona, consentendo ad ogni singolo alunno e ad ogni singola alunna di partecipare in modo attivo e consapevole alla vita musicale, ma anche più semplicemente, ma non di minore importanza, di educarli alla percezione uditiva, fondamento su cui si struttura ogni esperienza musicale.
Gardner, nel descrivere l’intelligenza musicale, scrive che “fra tutti i doni che gli individui possono avere nessuno emerge prima del talento musicale”. Già nei primi giorni di vita, infatti, i bambini percepiscono il linguaggio dei genitori come musica.
Ecco perché c’è la necessità che la musica entri finalmente anche nelle scuole primarie e nelle scuole dell’infanzia, non con le parole, ma nei fatti, e che ci entri con figure altamente professionali e specializzate.
A scuola, troppo spesso, la musica, viene percepita come una materia secondaria. Probabilmente è arrivato il momento di ripensare seriamente l’insegnamento della musica a scuola.
Ad aprile del 2021 il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi si è espresso in maniera chiara e inequivocabile con queste parole: “L’educazione musicale ha un ruolo fondamentale nello sviluppo, non solo della singola persona, ma anche della comunità. […] E per questo, quindi, che io vorrei rilevare l’altissimo valore educativo della musica e della musica a scuola e della musica come parte componente del percorso di crescita di ognuno. […] la musica non deve essere un ospite a scuola ma deve essere un pilastro fondamentale di tutto il nostro sistema educativo ad ogni livello […] Permettere ad ogni bambino e ad ogni bambina di questo Paese, ho detto AD OGNI neanche uno di meno, di poter suonare uno strumento insieme con altri vuol dire non soltanto permettere a quel bambino di avere più strumenti per crescere, ma vuol dire anche la capacità di costruire delle comunità solidali, solidali in cui l’inclusione non diventa una parola astratta ma diventa una pratica quotidiana, vuole dire la capacità di costruire una società in cui è chiaro che una Sinfonia è esattamente quello che dice l’etimo, il significato profondo della parola cioè il vivere insieme, il condividere assieme, il significato profondo della parola. […] e io credo che questa sia la cosa più importante: è un modo anche per mettere insieme generazioni diverse è un modo anche per poter parlare fra persone che hanno esperienze diverse; è la capacità di poter avere soprattutto insieme delle emozioni cioè partire da un punto e andare in un altro assieme; è la capacità cioè di sperimentare anche tutte quelle competenze che oggi si dicono non cognitive, cioè non legate ad una disciplina, che però sono la tua parte fondamentale della crescita di ognuno.”
Ci auguriamo che alle parole seguano i fatti e che finalmente il patrimonio, la cultura e la tradizione musicale dell’Italia, un Paese unico nel mondo, così che attraverso una concreta riforma della pratica musicale nella scuola si possa riacquistare quella dignità e quel valore inestimabile che nei secoli ha caratterizzato l’ineguagliabile storia artistico/culturale della nostra penisola.