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Mancato riconoscimento Carta del Docente. Un paradosso tutto italiano.

Lo conferma una recentissima sentenza del Tribunale di Cosenza che condanna il MIM

di Redazione.

Dire che sia divenuta una situazione paradossale è poco, di fronte al persistente diniego del riconoscimento da parte del Ministero della Carta del docente anche ai precari della scuola. Un atteggiamento incomprensibile proprio mentre si susseguono con regolarità le sentenze su tutto il territorio nazionale che vedono puntualmente soccombente proprio l’Amministrazione.

L’ultima in ordine di tempo è la sentenza del Tribunale di Cosenza il in 17 ottobre 2024, ha riconosciuto a una docente a tempo determinato con contratto sino al termine delle attività didattiche, difesa dall’avvocato Vincenzo Tiano (nella foto), il beneficio economico di euro 500 annui, per gli ultimi cinque anni, per un ammontare complessivo di euro 2500. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito è stato condannato a provvedere in tal senso, attribuendo il relativo importo, oltre interessi legali o rivalutazione monetaria, e rifusione delle spese di lite.

Il concetto giuridico ribadito anche con questo provvedimento è che tutti gli insegnanti, sia quelli di ruolo che quelli assunti con contratti a termine, svolgono le stesse mansioni e hanno l’obbligo di effettuare le medesime attività di aggiornamento e di qualificazione delle proprie competenze professionali, previste per i loro colleghi di ruolo per i quali, com’è noto, proprio una settimana fa era stata riattivata la funzione sul portale dedicato del MIM. Uniformandosi a tutte le numerosissime sentenze, quindi, anche in questo caso il giudice ha ribadito che i docenti con contratto di lavoro a tempo determinato non possono essere trattati in modo diverso e, addirittura, meno favorevole dei loro colleghi a tempo indeterminato.

Una prassi discriminatoria che va ad aggiungersi al cosiddetto “abuso di precariato” nei contratti di lavoro del pubblico impiego, che la Commissione europea ha già stigmatizzato deferendo l’Italia alla Corte di Giustizia Europea.

Sarebbe auspicabile che se ne prendesse finalmente atto, applicando correttamente la norma in materia di diritti senza costringere i malcapitati di turno ad adire alle vie legali, con aggravio di spese e snervanti lungaggini.

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