di Francesco GRECO
La vicenda dell’insegnante di Catania
Del fatto si ha notizia ieri, citato da qualche testata specialistica e da qualche quotidiano, oggi già scomparso dai radar dell’informazione.
Una giornata di scuola come tante si è trasformata in un incubo per una maestra catanese. All’uscita di scuola una docente, mentre stava per tornare a casa, è stata aggredita dalla mamma di un suo ex alunno. Tirata fuori dalla sua automobile e buttata a terra, la maestra è stata percossa violentemente, con calci e pugni, davanti a colleghi, genitori e alunni, spettatori increduli dell’aggressione. Alla fine del pestaggio, la mamma ha fatto avvicinare il figlio per fargli vedere in che condizioni aveva ridotto la sua ex insegnante, a dimostrazione che il torto subito era stato vendicato.
La mamma, una ragazza ventiseienne, già un anno prima aveva minacciato la docente, quando il figlio, tornato a casa da scuola, le aveva raccontato di essere stato rimproverato dalla maestra. In quell’occasione si era recata a scuola ma essendo in stato interessante si era semplicemente limitata a minacciare l’insegnante avvisandola, però che non appena avesse avuto la possibilità, sarebbe ritornata per regolare i conti.
È così è stato, il “raid punitivo” si è concluso con l’intervento delle forze dell’ordine, che hanno identificato e denunciato la donna, mentre l’ambulanza trasportava d’urgenza in ospedale la maestra.
Gli insegnanti rappresentanto lo Stato, ma lo Stato si è dimenticato di loro
Il ruolo dell’insegnante è di formare i cittadini di domani, capaci di padroneggiare i saperi che apprendono e di sviluppare comportamenti socialmente responsabili. Fino a qualche decennio addietro, se un bambino raccontava di essere stato rimproverato, i genitori sostenevano l’insegnante perché considerato giusto, comunque quel racconto era un segnale per rinforzare la loro azione educativa. Oggi, invece, il rimprovero, spesso, viene considerato come una mancanza di rispetto nei confronti della famiglia e non solo da genitori che appartengono a contesti sociali marginali e con livelli culturali precari, ma rispecchia la più generale considerazione che il nostro Paese ha nei confronti della sua scuola e dei suoi insegnanti.
Putroppo, la prima violenza viene proprio dallo Stato che dovrebbe avere cura dei suoi insegnanti, come questi hanno cura dei figli di questo Paese. Invece li ha relegati a categoria sociale marginale anche all’interno della stessa scuola, li ha impoveriti pagandoli sempre meno e anche quando sono aggrediti, come nel caso della maestra di Catania, volge lo sguardo dall’altra parte.
Gli insegnanti svolgono una pubblica funzione ed ogni atto di aggressione nei loro confronti è un atto di violenza contro lo Stato, ci spiace però che a subirla sono gli insegnanti che ogni giorno rappresentano lo Stato.