L’Italia si scopre giorno per giorno sempre più povera, le famiglie sono costrette a stringere la cinghia ormai alla rinfusa, rinunciando a tante opportunità che fino a qualche tempo fa sembravano normali e che invece adesso sono diventate un lusso per pochi, ricchi e fortunati.
E si scopre anche che la scuola italiana risulta essere contemporaneamente vittima e carnefice. È la riflessione che viene di fare spontaneamente di fronte al quadro impietoso che emerge da “Gli orizzonti del possibile”, il sibillino titolo del 5° Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, presentato da Save the Children.
In Italia sono circa un milione e 434 mila (il 13,8%) i minori sotto i 18 anni che si trovano in una condizione di povertà assoluta. Un dato davvero impressionante che ha subito una notevole impennata proprio nel corso del 2013, con ben 376 mila minori (67 mila bambini fino a sei anni e 309 mila bambini e adolescenti tra i 7 e i 17 anni). Soprattutto nel Mezzogiorno la percentuale di minori in povertà assoluta è salita ad una media del 19%, con punte di particolare criticità in Calabria, Sicilia, Sardegna e Puglia. Se analizzato in termini di povertà relativa, lo studio di Save the Children rivela che i minori coinvolti sono oltre 2 milioni, che vivono in famiglie costrette a tagliare dove possibile, rinunciando a viaggi, cultura, sport, svaghi e altro ancora.
“Non si permettono mai un viaggio e una vacanza lontano da casa il 51,6 per cento di famiglie con almeno un minore, a fronte del 40 per cento nel 2010. Fanno sport solo il 46,3 per cento di adolescenti con picchi di inattività nel Mezzogiorno”. Una situazione davvero allarmante che si presenta in tutta la sua drammaticità come povertà sia economica che culturale, a causa dell’arretramento dei servizi, come quelli per la prima infanzia: 3 milioni e 200 mila bambini e ragazzi tra 6 e 17 anni non hanno letto un libro nel 2013 (5 minorenni su 10) e circa 4 milioni (quasi il 60 per cento) non hanno visitato una mostra o un museo; mentre, nell’anno scolastico 2012/2013 soltanto 13 bambini su 100 tra 0 e 2 anni frequentavano i nidi pubblici e convenzionati.
Uno scenario a dir poco allarmante al centro del quale si trova una Scuola che, denuncia l’Atlante, “fa acqua da molte parti”, con edifici vecchi, fatiscenti e bisognosi di interventi di natura edilizia. Problemi strutturali ai quali “si aggiungono fattori come l’invecchiamento, la precarizzazione e i bassi livelli di formazione e di valutazione del corpo docente, i cui standard di perfezionamento e di formazione continua sono inferiori di oltre 10 punti ai loro colleghi europei”. Ed è proprio qui che la scuola è allo stesso tempo vittima, in quanto ridotta a brandelli dalle politiche dissennate dei vari governi, e carnefice nei confronti degli alunni e le loro famiglie, anello debole sui quali si ripercuotono le conseguenze ultime.
Secondo l’Atlante, infatti, un altro fattore scatenante in questo scenario di povertà diffusa, che colpisce l’infanzia e l’adolescenza, è la riduzione e limitazione del tempo scuola che nell’ultimo decennio ha rappresentato una costante delle scelte governative. “In nessuna delle regioni italiane – rivela il dossier – le scuole primarie e medie a tempo pieno superano il 50 per cento. Per quanto riguarda la scuola secondaria di secondo grado, l’unica regione a superare la soglia del 40 per cento è la Basilicata, mentre in ben 6 regioni la percentuale di copertura scende sotto il 15 per cento”.
Una serie di concause che, secondo l’Atlante, “spiega, almeno in parte, le basse competenze di tanti studenti italiani nei programmi di valutazione internazionali e gli alti livelli di dispersione scolastica: ben il 17 per cento degli studenti interrompe il percorso scolastico fermandosi al diploma della scuola media. Una delle percentuali più alte d’Europa, con indici superiori solo per la Grecia (23 per cento), Malta (21 per cento), Portogallo (19 per cento) e Romania (18 per cento)”.
Insomma, anche Save the Children Italia punta il dito sull’inadeguatezza del nostro sistema scolastico, “frutto di anni di disattenzione e briciole di investimenti che ci hanno posizionato in coda all’Europa in quanto a spesa pubblica per l’istruzione. Negli ultimi mesi – aggiunge l’Atlante – sono giunti dal governo segnali positivi in questo ambito cruciale, ma tutti quanti dobbiamo aumentare gli sforzi affinché la più importante infrastruttura sociale del nostro paese torni ad essere un punto di riferimento solido anche per i bambini e le famiglie in condizione di particolare disagio”. Da qui la richiesta “al governo e alle istituzioni di varare interventi e politiche in grado di aumentare l’offerta dei consumi educativi, rendendo accessibili a tutti spazi e opportunità sportive, culturali e di svago. Una potente iniezione di stimoli culturali in aree che ne sono sprovviste, può aprire prospettive nuove nella vita dei ragazzi”.
Pio G. Sangiovanni