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“La scuola esigente” di Giorgio Ragazzini come risposta alla crisi valoriale e culturale del mondo attuale

Il libro, uscito nell'ottobre 2023, è sicuramente destinato a far discutere

di Pio G. Sangiovanni.

L’obiettivo dichiarato dell’autore è quello di affrontare la crisi dell’educazione e dell’autorità nelle scuole

Una scuola esigente. Educazione, istruzione, senso civico”. È questo il titolo del saggio di Giorgio Ragazzini, pubblicato nell’ottobre 2023 da Rubbettino e destinato sicuramente a far discutere per gli argomenti trattati, ma anche per la scelta, a tratti volutamente provocatoria, di mettere sotto la lente di ingrandimento le impostazioni e teorie pedagogiche che si sono affermate soprattutto nella seconda parte del secolo scorso. Si caratterizza, inoltre, come un vero e proprio atto di accusa nei confronti dei genitori, ormai incapaci di esercitare in modo appropriato la propria funzione insostituibile nell’educazione dei figli.

L’obiettivo dichiarato dell’autore è quello di affrontare la crisi dell’educazione e dell’autorità nelle scuole, determinata a suo dire dalle teorie pedagogiche moderne che avrebbero spesso fuorviato il sistema scolastico, puntando a garantire agli allievi “il diritto al successo formativo” sempre e comunque, facendo passare in secondo piano l’impegno e i sacrifici che invece sono condizione necessaria e indispensabile per raggiungerlo.

Ragazzini sostiene che una scuola dominata da queste teorie non assicura l’acquisizione di quelle competenze di base fondamentali per i giovani, per potersi proiettare verso un futuro gratificante dal punto di vista lavorativo e professionale, come uomini e come cittadini.

Attraverso un rapido excursus che ripercorre l’evoluzione e i cambiamenti della scuola italiana negli ultimi 60 anni di storia repubblicana, il libro illustra i tratti distintivi della “scuola indulgente” con esempi derivanti da una lunga esperienza di insegnamento, di impegno in discussioni e seminari di approfondimento all’interno del “Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità”, di cui è stato uno dei fondatori nel 2005.

Indubbiamente il saggio di Giorgio Ragazzini offre spunti di riflessione sul ruolo dell’educazione e dell’istruzione nel mondo attuale, facendosi apprezzare per la chiarezza nell’esposizione dei concetti e nel far emergere contraddizioni e paradossi, per la puntualità nell’indicare gli elementi di criticità e possibili percorsi e decisioni concrete, da adottare per risalire la china e rimediare ai tanti errori. Apprezzabile anche l’apparato di note e i riferimenti bibliografici ampi e pertinenti.

Non mancano tuttavia alcuni elementi di criticità. Il libro dà la sensazione che vi sia da parte dell’autore la tentazione di dare una interpretazione “ideologica”, per esempio quando affronta en passant la complessità di eventi epocali come il ’68, dandone una lettura che appare riduttiva o parziale. Emblematico in tal senso è il giudizio su don Milani e l’esperienza della Scuola di Barbiana, per i quali è giusto rivendicare, a quasi sessant’anni dalla pubblicazione di “Lettera a una professoressa”, una rilettura storica quanto più lucida e pacata possibile, ma sembra a dir poco ingeneroso far ricadere sul celebre libro e sul priore di Barbiana i danni e le degenerazioni prodottisi sulla scuola italiana e sull’impostazione pedagogica e didattica nell’ultimo mezzo secolo. A maggior ragione se si tiene sempre ben presente che, per don Milani, “stare dalla parte dei ragazzi”, significava letteralmente costringerli a riscattare con lo studio e il sacrificio quotidiano la propria condizione di povertà e di emarginazione.

Una scuola esigente” di Giorgio Ragazzini è senz’altro un libro da leggere, in quanto ha il merito di offrire una motivata visione e lettura di fatti e fenomeni, a volte anche in modo brusco, lasciando tuttavia, qua e là, spiragli di apertura alla necessità di un confronto e una discussione proiettata nel futuro di una scuola possibile, la scuola che vogliamo, che è tanto più necessaria per rispondere alle sfide inedite del mondo attuale.

Alla base di tutto però, a nostro avviso, resta quella “insostenibile laicità” della professione docente e della scuola democratica, in grado di confrontarsi in modo serrato, ma libero e autonomo, con il Principe e tutte le Chiese, puntando alla formazione di veri cittadini e non sudditi o, peggio ancora, sciocchi cortigiani.

Una scuola efficiente ed efficace, con docenti preparati e all’altezza del loro compito, dev’essere esigente ed indulgente allo stesso tempo, dev’essere dura senza mai perdere la tenerezza.

E la discussione resta aperta.

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