Lettere

La scuola al tempo del coronavirus

di Redazione

riceviamo e pubblichiamo

Tutti quanti, operatori, genitori, alunni, si chiedono: il rientro in classe è un’illusione? Ovvero a scuola si tornerà nella completa normalità? Difficile immaginarlo perché, in realtà, nella migliore delle ipotesi, la situazione che ci troveremo ad affrontare sarà contraddistinta da una normalità “differente”.

Infatti, ci aspetta, anche per il futuro prossimo, una scuola senza contatto fisico, senza strette di mano, abbracci o baci, priva di quei significativi gesti di comunicazione, di accoglienza, di empatia, capaci di rendere migliori le nostre giornate con gli altri.

Oltre a queste limitazioni che sono di per sé mortificanti, per il concetto che abbiamo della scuola, da sempre ritenuta un centro di aggregazione, socialità, integrazione, oltre che educativo e formativo, c’è la didattica a distanza che è in agguato dietro l’angolo, se la situazione per via delle varianti COVID, inglese, brasiliana, africana dovesse far peggiorare il quadro già critico!

Da una indagine, effettuata da un istituto di statistica, leader nel settore, sono emersi dati poco incoraggianti: il 28% degli alunni, tra i 14 e 19 anni, riferisce che dall’inizio della DAD almeno un compagno ha smesso di frequentare le lezioni, il 35% ritiene di avere una preparazione peggiore, incontrando difficoltà in più materie, il 37% considera sprecato questo anno, come quello passato, insomma gli stati d’animo prevalenti sono: stanchezza, incertezza, preoccupazione

Tutti gli studenti, chi più chi meno, portano i sintoni di un malessere psicologico, generato dall’esperienza del Lockdown e del distanziamento sociale, un malessere che deve essere gestito ed elaborato, in modo oculato, al fine di garantire la serenità futura degli allievi, quando ci sarà il normale rientro in classe.

La gestione del vissuto emotivo diventa quindi un obiettivo prioritario soprattutto per gli alunni più fragili.

Alcuni di loro hanno vissuto anche momenti difficili, di malattia o ricovero ospedaliero di familiari, se non addirittura di perdita di persone care; spesso anche di incertezza economica e di precarietà sociale.

Per quanto concerne il futuro, solo il 26% dei ragazzi pensa che tornerà tutto come prima, un altro 26% persiste la paura di una nuova pandemia e il restante 48 % ritiene che, anche dopo la fine dello stato emergenziale, staremo insieme in modo diverso, ancora di più in modalità online.

Paura, incertezza, preoccupazione sono gli effetti con cui buona parte degli studenti vive questo momento così difficile, in compenso tutti hanno voglia di riprendere a costruire legami, interessi e scambi quotidiani con compagni e docenti.

C’è in loro la voglia di confrontarsi con tutto quello che la DAD ha reso difficile apprendere e che ora dovrà essere recuperato.

E’ molto importante che docenti e famiglie si rendano conto che ripartire non sarà facile.

È necessario avere con i nostri ragazzi la pazienza che essi hanno avuto con la DAD, in maniera di concedere il giusto tempo per il ritorno alla normalità.

È fondamentale capire che non solo il distanziamento, ma anche il riavvicinamento richiede tempi e modalità opportune.

Un pò come succede nell’Odissea: Ulisse che lotta contro ostacoli umani e divini e contro i suoi stessi impulsi, rappresenta un valido esempio per chi, come lui, sta cercando di tornare a casa combattendo, quotidianamente, contro le difficoltà generate dalla pandemia.

Emanuele Barbieri

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