di Redazione.
La povertà materiale irrompe nella vita dei giovani producendo povertà educativa, dispersione e “povertà assoluta”. I risultati di un’indagine di Save the Children disegnano un futuro a tinte fosche e richiamano ciascuno alle proprie responsabilità.
Possono essere queste, in estrema sintesi, le conclusioni da trarre o l’avvio del confronto, esaminando la ricerca condotta a livello nazionale da Save the Children su un campione rappresentativo di ragazzi e ragazze di 15-16 anni, che ha esplorato le diverse dimensioni della povertà minorile dal punto di vista dei ragazzi e delle ragazze, esaminando l’impatto che questa condizione determina sul vissuto presente e sulle prospettive future di vita.
Ne emerge un quadro di “domani (im)possibili” con aspettative sul futuro su cui incidono fortemente le circostanze personali, familiari e di contesto da cui si parte, a tutto svantaggio di chi versa in condizioni socioeconomiche sfavorevoli, senza trascurare neanche altri fattori che incidono sulle prospettive future di ragazzi e ragazze, a partire dal genere.
L’indagine è stata condotta in collaborazione con Caritas Italiana ed ha posto al centro i bisogni, le fragilità, le rinunce e le reti di supporto delle famiglie con minori 0-3 anni che si rivolgono alla rete Caritas. Da essa è nato l’evento biennale IMPOSSIBILE 2024, organizzato da Save the Children sulle politiche globali e nazionali in favore delle giovani generazioni.
Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, i dati di Save the Children ci dicono che le aspettative per il futuro dei giovani in condizione di povertà sono molto diverse, in senso negativo, da quelle dei loro coetanei più abbienti.
Il 30,8% non va in vacanza perché i genitori non possono permetterselo;
Il 17,9% dichiara che la propria famiglia ha difficoltà a sostenere le spese per l’acquisto di beni alimentari, vesti o per il pagamento delle bollette;
Il 16,2% rinuncia a fare sport perché troppo costoso;
Il 15,1% non esce con gli amici perché non ha soldi per il regalo/cinema/mangiare;
L’11,6% non può comprarsi scarpe nuove anche se ne ha bisogno;
Il 7,6% ha freddo perché non c’è riscaldamento in casa;
Il 6,4% ha il frigo vuoto perché i genitori non hanno soldi per la spesa.
Inoltre quasi uno studente su quattro tra gli intervistati inizia l’anno scolastico senza avere tutti i libri e il materiale necessario, mentre il 24% di loro non può partecipare alle gite scolastiche a causa delle difficoltà economiche dei genitori.
Vedere i genitori preoccupati per le difficoltà che affrontano fa acquisire consapevolezza in questi ragazzi circa gli ostacoli che dovranno affrontare nel loro accesso al mondo del lavoro e spesso per far fronte ai bisogni economici, i giovani di età anche inferiore a 16 anni (18%), svolgono un’attività lavorativa.
Di conseguenza, anche le aspirazioni e le aspettative concrete di avere un lavoro ben retribuito per questi ragazzi sono molto inferiori rispetto ai coetanei con status socioeconomico migliore. Se per questi ultimi lo scarto tra aspirazioni e aspettative è di 17,6 punti percentuali, per i più svantaggiati la forbice raggiunge i 56,4 punti percentuali, a testimoniare quanto la povertà possa generare frustrazione e gravare negativamente sui percorsi di vita
Dati molto preoccupanti che, tuttavia, secondo Save the Children devono rappresentare la base di partenza per sostenere un impegno congiunto delle diverse parti sociali e politiche per individuare le risorse necessarie a migliorare l’esistente. In ciò in perfetta sintonia con il motto di Eglantyne Jebb, fondatrice del sodalizio, secondo la quale “Non c’è nessuna insita impossibilità nel salvare i bambini del mondo. È impossibile solo se ci rifiutiamo di farlo”.
In tale prospettiva la scuola resta in prima linea, in quanto è il primo ambiente in cui i giovani, a partire dalla prima infanzia, trovano spazi di affermazione e di confronto. Ed è proprio a scuola che si possono cogliere in tutta la loro evidenza le ripercussioni dello status economico svantaggiato, che fa passare in secondo piano l’istruzione, con il conseguente aumento della dispersione scolastica, esplicita per chi finisce con l’abbandonare gli studi, e implicita per chi, pur non abbandonando, riesce a fare ben poco rispetto alle proprie possibilità, poiché ostacolato dalla condizione di disagio vissuta.
Tuttavia, da solo il sistema scuola, nonostante la sua azione per la realizzazione di una vera inclusione e l’attenzione verso il possesso delle competenze socio-emotive, non può bastare in quanto di fronte vi sono problematiche molto complesse che chiamano direttamente in causa le istituzioni sociali e politiche, a tutti i livelli. Esse devono investire su quell’insostituibile capitale umano che sono i bambini e i giovani attraverso un autentico processo educativo e formativo equo, libero di condizionamenti coartanti verso il futuro, legati a condizioni di povertà.
Approfondimenti
IMPOSSIBILE 2024
Povertà minorile e aspirazioni