Analisi & Commenti

La “buona scuola”, il Parlamento si riappropri delle sue prerogative

 

 

 

 

Il più grande ricatto della nostra storia repubblicana

Sono terminate sabato in Parlamento le audizioni delle Commissioni riunte sul DDL denominato “La buona scuola”. Sono stati ascoltati sindacati, associazioni, alunni e gruppi Facebook.

Ciò che è emerso chiaramente in queste lunghe giornate è stata la grande omogeneità degli interventi nel denunciare l’inquietudine per il contenuto, ma anche per il non-contenuto, del disegno di Legge per la riforma dell’istruzione.

È un momento cruciale per il destino della Scuola Pubblica italiana. Forse sta per chiudersi un lungo ciclo di distruzione progressiva della libertà d’insegnamento che porterà a un nuovo modello di scuola assolutamente distante da quello invece contemplato dalla nostra costituzione. Tutti, docenti, operatori del settore e, ultimamente, sempre più anche gli alunni e perfino i genitori sono mobilitati per impedire questo attentato alla democrazia.

Due aspetti vanno rilevati di queste lunghe giornate di audizioni: in tutti gli interventi è stata registrata un’ampia agitazione sul piano della tempistica, oltre che dei numeri, rispetto alle assunzioni ed stata formalizzata in Commissione la richiesta di stralcio di tutti gli articoli che le riguardano. Sarebbe auspicabile, secondo tutti gli auditi, oltre che motivo di buon senso, che la Commissione cultura prenda seriamente in considerazione la necessità di stralciare le assunzioni e si proceda per queste con un decreto legge. Ciò è stato sottolineato al sottosegretario Faraone, presente in commissione, quale membro di un governo che si è distinto nella decretazione di urgenza.

In questo caso, a differenza di tante altre volte, abbiamo davvero la necessità e l’urgenza. C’è una reale necessità che si proceda in maniera celere e con grande senso di responsabilità attraverso un decreto che riguardi soltanto le assunzioni, che riveda la cosiddetta “quota 96”, che interessi anche il personale ATA che non è contemplato in questi articoli del DDL, che tra l’altro, entrando in vigore quella norma della legge di stabilità che vieta le supplenze per assenze fino a sette giorni, porta al rischio, ma ancor di più alla certezza, che il primo settembre 2015 avremo delle scuole, in particolare quelle dell’infanzia e della primaria, che non saranno in grado di rendersi agibili per consentire l’avvio dell’anno scolastico. Questo è un punto sul quale bisogna riflettere e intervenire immediatamente.

La preoccupazione più evidenziata, tuttavia, in tutti gli interventi, è il timore non ingiustificato, di trovarci di fronte a una riforma che rischia di ledere pesantemente la libertà d’insegnamento, che rischia di ledere il principio di una scuola come spazio democratico, di confronto, di riflessione quotidiana, che mortifica la dignità del lavoro dei docenti.

L’intervento dell’onorevole Panerale di SEL in un appello alla commissione e al parlamento riassume molto bene la delicatezza del momento:

“ … lo dico a tutti i deputati che sono presenti in quest’aula: abbiamo un dovere, quello di riappropriarci delle prerogative parlamentari. Questo è un dovere che abbiamo, oltre che quello di ascoltare, naturalmente, di raccogliere il punto di vista che sta emergendo in queste audizioni. Tutti hanno ricordato quanto questo DDL sia sostanzialmente una delega in bianco; l’ultima audizione, quella del professor Francesco Greco per l’Associazione Nazionale Docenti, è stata assolutamente chiara in tal senso, ma anche quelle precedenti, di quanto in realtà tutto il sistema pubblico dell’istruzione venga racchiuso nelle materie delegate, che nel DDL troviamo soltanto indicate per capitoli, solo per titoli di capitoli, e affidato al governo senza avere nemmeno una minima attenzione, rispetto a quelli che sono nella scuola da troppo tempo in condizioni complicate e anche di vessazioni quotidiane. E allora riappropriarci della nostra prerogativa parlamentare perché, e non è retorica, la scuola è futuro. Allora, c’è un Parlamento, che dopo aver stralciato la parte sulle assunzioni, deve avere il tempo di poter discutere di poter avere un confronto con il punto di vista delle persone che sono presenti in questo momento qui, e con tutti coloro che verranno, per poter riscrivere una scuola che era quella che avevano immaginato i costituenti, che noi rischiamo oggi davvero di archiviare in maniera definitiva.”

Le audizioni sono terminate il 10 aprile, non ci è sembrato che il Governo abbia in verità l’intenzione di ascoltare la voce dei suoi cittadini. Nel frattempo lo sciopero programmato per il 24 aprile sarà forse l’ago della bilancia per il destino della Scuola Pubblica, per cui è indispensabile una massiccia adesione e presenza alla manifestazione che si farà a Roma.

 

Paolo Luciani

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