Studi & Ricerche

L’inconsistenza delle retribuzioni rende insostenibile la professione

Ad affermarlo è l’OCSE nel recente Rapporto “Uno sguardo sull’istruzione 2017. Indicatori dell’OCSE.

Nel Rapporto è esplicitamente affermato che “Gli insegnanti sono la spina dorsale del sistema dell’istruzione, ma la professione interessa sempre meno i giovani studenti e la popolazione degli insegnanti sta invecchiando, specie nei livelli superiori dell’insegnamento. In media, nei Paesi dell’OCSE, il 33% degli insegnanti dalla scuola primaria alla scuola secondaria aveva meno di 50 anni nel 2015, una percentuale maggiore di tre punti rispetto al 2005. Inoltre, la professione è ancora ampiamente dominata dalle donne che in media, rappresentano sette insegnanti su dieci nei Paesi dell’OCSE. Tuttavia la parità di genere migliora ai livelli superiori d’istruzione: mentre nella scuola preprimaria il 97% degli insegnanti è di sesso femminile, nell’istruzione terziaria le donne costituiscono il 43% del corpo docente.”

“Le retribuzioni degli insegnanti sono basse rispetto ad altri lavoratori a tempo pieno con un livello analogo d’istruzione. Questo è il principale ostacolo per attrarre i giovani verso l’insegnamento. Mentre le remunerazioni aumentano con il livello d’insegnamento impartito, esse rappresentano ancora tra il 78% e il 94% degli stipendi dei lavoratori a tempo pieno con un livello d’istruzione universitaria. La crisi economica del 2008 ha avuto un impatto diretto sulle remunerazioni degli insegnanti, che sono state congelate o diminuite in alcuni Paesi. Tra il 2005 e il 2015 le retribuzioni statutarie degli insegnanti sono diminuite in termini reali in un terzo dei Paesi e delle economie con dati disponibili.”

 

 

Sintesi in italiano

 

 

Uno sguardo sull’istruzione 2017. Indicatori dell’OCSE

 

I laureati delle discipline scientifiche sono i più “occupabili”, sebbene non sia così per tutti

Nella maggior parte dei Paesi dell’OCSE, i titoli accademici più diffusi tra gli adulti sono quelli conseguiti in economia, gestione e giurisprudenza. In media nell’area dell’OCSE, il 23% dei 25‑64enni è titolare di una laurea in uno di questi tre campi di studio, rispetto al 5% in scienze naturali, statistica e matematica, al 4% nel campo delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni e al 17% in ingegneria, produzione industriale e nel settore delle costruzioni. I nuovi iscritti all’istruzione terziaria fanno registrare una quota simile, indicando che l’interesse per questi campi di studio resta stabile.

Tuttavia, l’interesse per la scienza, la tecnologia, l’ingegneria e la matematica (le cosiddette discipline STEM) cresce nei livelli superiori d’istruzione, registrando una quota quasi due volte superiore di studenti titolari di una laurea nelle discipline STEM a livello del dottorato rispetto agli studenti titolari di una laurea di primo livello. Questi campi di studio sono altresì preferiti dagli studenti universitari internazionali, con la quota più elevata, quasi un terzo degli studenti internazionali nei Paesi dell’OCSE, che preferisce le discipline a indirizzo scientifico.

L’interesse per l’ingegneria è maggiore nei percorsi d’istruzione professionale secondaria superiore rispetto al livello terziario, a causa dei forti legami di questi programmi professionali con il settore industriale. Circa un terzo degli studenti è titolare di un diploma di istruzione secondaria superiore a indirizzo professionale nei settori ingegneria, produzione industriale e costruzioni – oltre il doppio della quota a livello terziario.

I campi di studio a indirizzo tecnico‑scientifico (STEM – scienza, tecnologia, ingegneria, matematica) beneficiano altresì dei più alti tassi di occupazione, riflettendo la domanda di una società sempre più orientata verso l’innovazione: i laureati nel campo delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni possono puntare su un tasso di occupazione che supera di sette punti percentuali quello degli studenti laureati nel campo delle belle arti e delle discipline classico‑umanistiche, delle scienze sociali, del giornalismo e dell’informazione. Tuttavia, i tassi di occupazione nei diversi campi scientifici non sono omogenei: i laureati in scienze naturali, statistica e matematica hanno un maggior numero di probabilità di registrare tassi di occupazione analoghi a quelli degli studenti nel campo artistico e letterario – entrambi inferiori ai tassi di occupazione degli ingegneri e degli esperti di TIC.

La parità di genere nei tassi di conseguimento dei titoli di studio resta ancora una realtà distante in alcuni campi di studio, specie nell’istruzione secondaria superiore professionale. La parità di genere migliora nell’istruzione terziaria, anche se le donne rappresentano ancora circa solo una matricola su quattro in ingegneria, produzione industriale e edilizia. D’altro canto, esse rappresentano quasi tre matricole su quattro nei campi di studio del settore della sanità e della protezione sociale. Tra i nuovi iscritti, altre discipline – quali economia aziendale, management e giurisprudenza; nonché scienze naturali, matematica e statistica – hanno quasi raggiunto la parità di genere.

 

Oggi, nel complesso, gli adulti hanno un migliore livello d’istruzione, ma alcuni di essi sono stati lasciati indietro

Dal 2000, il livello d’istruzione della forza lavoro è diventato più alto nei Paesi dell’OCSE e nei Paesi partner. Mentre nel 2000, la maggior parte dei giovani adulti aveva raggiunto, come massimo livello di studi, il livello d’istruzione secondario superiore, oggi, in confronto, la maggior parte dei 25‑34enni è titolare di una laurea. La quota di giovani adulti che ha completato solo un ciclo d’istruzione inferiore all’istruzione secondaria superiore come massimo livello d’istruzione è altresì diminuita nella maggior parte dei Paesi OCSE e dei Paesi partner, registrando in media nei Paesi dell’OCSE, una quota del 16% nel 2016. Anche se il numero di adulti che raggiungono il livello d’istruzione secondario superiore è aumentato, completare il programma resta ancora difficile. Tra i Paesi con dati disponibili provenienti da studi sulle coorti reali, circa il 25% degli studenti iscritti al ciclo secondario superiore d’istruzione, non era titolare di un diploma dopo due anni trascorsi dalla scadenza teorica del programma di studio: quattro su cinque degli stessi studenti non sono più iscritti in un corso di studio. Si tratta di una perdita critica: il tasso di disoccupazione dei giovani adulti (25‑34enni) che non hanno completato gli studi secondari superiori è prossimo al 17% rispetto al 9% dei giovani titolari di un diploma secondario superiore.

Gli adulti con una laurea beneficiano di un ritorno sostanziale dell’investimento effettuato: essi hanno una probabilità superiore di dieci punti percentuali di trovare un lavoro e, in media, guadagneranno il 56% in più rispetto agli adulti che hanno conseguito solo un diploma secondario superiore. Sono altresì i primi a riprendersi dopo le crisi economiche: i tassi di occupazione per i giovani adulti laureati sono tornati ai livelli pre‑crisi, mentre i tassi di occupazione delle persone che non hanno completato gli studi secondari superiori sono ancora diminuiti. Gli adulti laureati hanno altresì meno probabilità di soffrire di depressione rispetto ai coetanei meno istruiti. Per questo motivo, i giovani adulti propendono sempre più spesso a proseguire gli studi che aumenteranno il loro livello di qualifiche e a non entrare direttamente nel mercato del lavoro alla fine della scuola dell’obbligo. Tra il 2000 e il 2016, la quota dei 20‑24enni che ha proseguito gli studi è aumentata di dieci punti percentuali mentre è diminuita di nove punti la percentuale di giovani della stessa fascia di età che lavorano.

 

La spesa totale per l’istruzione terziaria è cresciuta più rapidamente rispetto alle iscrizioni degli studenti

Rispetto al numero di studenti iscritti, la spesa è aumentata a un ritmo più rapido in tutti i livelli dell’istruzione, in particolare nel ciclo superiore di studi. Tra il 2010 e il 2014, la spesa per le istituzioni scolastiche del ciclo primario, secondario, postsecondario non terziario è aumentata del 4%, anche se nello stesso periodo si è registrata una lieve diminuzione delle iscrizioni degli studenti. All’opposto, la spesa totale per le istituzioni dell’istruzione terziaria è aumentata più del doppio rispetto al tasso d’iscrizione degli studenti nello stesso periodo, riflettendo la priorità data dai governi e dalla società all’istruzione superiore.

Mentre la spesa pubblica è chiaramente aumentata per le istituzioni del settore dell’insegnamento, dall’istruzione primaria a quella terziaria, in media nei Paesi dell’OCSE essa non ha tenuto il passo con l’aumento del PIL tra il 2010 e il 2014. Ciò ha portato a una diminuzione del 2% della spesa pubblica destinata alle istituzioni dell’insegnamento in percentuale del PIL per lo stesso periodo. Analogamente, nella metà dei Paesi dell’OCSE, la quota della spesa pubblica dall’istruzione primaria a quella terziaria rispetto alla spesa complessiva delle amministrazioni pubbliche è diminuita tra il 2010 e il 2014.

La quota del finanziamento pubblico è significativamente più alta per la scuola dell’obbligo rispetto alla quota destinata all’istruzione terziaria. Mentre il settore pubblico finanzia ancora il 91% dell’istruzione primaria, secondaria, postsecondaria non terziaria, esso provvede solo al 70% della spesa totale dell’istruzione terziaria, lasciando a carico delle famiglie la restante parte. Tuttavia, nell’insieme, la quota del finanziamento pubblico rispetto alla spesa per le istituzioni del settore dell’insegnamento è rimasta stabile tra il 2010 e il 2014 per tutti i livelli d’istruzione.

 

La stagnazione delle retribuzioni e l’invecchiamento della forza lavoro stanno mettendo la professione dell’insegnante in difficoltà

Gli insegnanti sono la spina dorsale del sistema dell’istruzione, ma la professione interessa sempre meno i giovani studenti e la popolazione degli insegnanti sta invecchiando, specie nei livelli superiori dell’insegnamento. In media, nei Paesi dell’OCSE, il 33% degli insegnanti dalla scuola primaria alla scuola secondaria aveva meno di 50 anni nel 2015, una percentuale maggiore di tre punti rispetto al 2005. Inoltre, la professione è ancora ampiamente dominata dalle donne che in media, rappresentano sette insegnanti su dieci nei Paesi dell’OCSE. Tuttavia la parità di genere migliora ai livelli superiori d’istruzione: mentre nella scuola preprimaria il 97% degli insegnanti è di sesso femminile, nell’istruzione terziaria le donne costituiscono il 43% del corpo docente.

Le retribuzioni degli insegnanti sono basse rispetto ad altri lavoratori a tempo pieno con un livello analogo d’istruzione. Questo è il principale ostacolo per attrarre i giovani verso l’insegnamento. Mentre le remunerazioni aumentano con il livello d’insegnamento impartito, esse rappresentano ancora tra il 78% e il 94% degli stipendi dei lavoratori a tempo pieno con un livello d’istruzione universitaria. La crisi economica del 2008 ha avuto un impatto diretto sulle remunerazioni degli insegnanti, che sono state congelate o diminuite in alcuni Paesi. Tra il 2005 e il 2015 le retribuzioni statutarie degli insegnanti sono diminuite in termini reali in un terzo dei Paesi e delle economie con dati disponibili.

 

Altre conclusioni

A causa d’investimenti pubblici inferiori nella scuola dell’infanzia, la quota dei bambini iscritti nelle istituzioni private è molto più ampia nel ciclo preprimario d’istruzione rispetto al primario e secondario.

I programmi d’indirizzo generale dell’istruzione secondaria superiore sono più diffusi rispetto ai programmi d’indirizzo professionale: il 37% dei 15‑19enni è iscritto a programmi d’insegnamento secondario superiore d’indirizzo generale rispetto al 25% che segue programmi d’indirizzo professionale, nonostante i programmi professionali siano un elemento importante nei sistemi scolastici di molti Paesi.

Il sostegno finanziario contribuisce a compensare l’onere delle elevate tasse d’iscrizione di alcune istituzioni universitarie: in Australia, in Inghilterra (Regno Unito) e negli Stati Uniti, il 75% o più degli studenti beneficia di finanziamenti pubblici o di borse di studio/sovvenzioni.

In oltre la metà dei Paesi e delle economie con dati disponibili, si possono riscontrare sistemi di ammissione a numero aperto per le istituzioni pubbliche e/o private dell’istruzione terziaria. Gli esami nazionali/a livello centrale, sostenuti nella parte finale degli studi secondari superiori e gli esami d’ingresso organizzati dagli istituti dell’istruzione terziaria sono quelli più diffusi per l’ammissione al primo ciclo di studi universitari.

 

Fonte: http://www.oecd-ilibrary.org

 

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