Note & Interventi

Intervista al Prof. Francesco GRECO Presidente dell’ A.N.D.

[L’intervista è stata pubblicata dalla Gazzetta del Sud il 9 settembre 1998]

Incertezze e perplessità agitano il mondo della scuola. Mentre il nuovo anno scolastico è, di fatto, incominciato con l’avvio dei corsi di recupero, forti timori si addensano sul fronte dell’autonomia. Come è noto, l’art. 21 della Legge n.59 del 15 marzo 1997, meglio conosciuta come Legge “Bassanini”, stabilisce i principi generali per il riconoscimento dell’autonomia didattica, organizzativa e gestionale alla scuola e sollecita, nel contempo, l’intero sistema dell’istruzione a mettersi al passo con i processi di trasformazione che interessano il Paese.

In questa intervista al Prof. Francesco GRECO, Presidente dell’AND – Associazione Nazionale Docenti – chiediamo una valutazione della raffica di provvedimenti che interessano la scuola, generalmente considerata refrattaria alle spinte e alle sollecitazioni che provengono dalla società.

“ La verità, risponde il Prof. Francesco GRECO, non è proprio questa, semmai è la dirigenza politica e del mondo dell’impresa che non hanno dato il giusto peso al ruolo dell’istruzione e valorizzato l’importanza della formazione. Non si può tuttavia nascondere che nelle scuole italiane si va diffondendo un vasto senso d’inquietudine e preoccupazione per il modo in cui si sta concretizzando, attraverso decreti e regolamenti ministeriali, il processo di decentramento amministrativo avviato con l’approvazione dell’art. 21 della L. 59/97. La preoccupazione dei docenti, nondimeno, non è da considerare come un riflesso conservativo, tutt’altro. In questi ultimi anni, proprio all’interno della scuola sono divenuti sempre più numerosi e convinti i consensi ad un progetto innovativo che preveda un ordinamento della scuola diverso da quello del passato, che la spogli da quei tratti di luogo dell’assistenza e della socializzazione che una politica scolastica miope e poco accorta le hanno impresso a scapito della sua funzione prioritaria: quella della formazione.

Ma per la scuola con la Legge “Bassanini” si aprono nuovi orizzonti politici, bisogna pur riflettere sul nuovo assetto del sistema previsto dall’art. 21.

Veda, com’è stato osservato, l’autonomia concessa alla scuola con l’art. 21 è il frutto di un decentramento di tipo derivato o concorrente che dir si voglia, nel senso che poteri e funzioni già del potere centrale ed oggi decentrati concorrono con i poteri che residuano al centro i quali continuano ad essere preminenti rispetto a quelli decentrati, con prevedibili scompensi, contraddizioni, squilibri e conseguente proliferare di circolari di chiarimento, espressione di un redivivo centralismo burocratico. Detto diversamente, siamo ancora lontani dal quel federalismo tanto decantato che invece avrebbe potuto concretizzarsi con una diretta applicazione dell’art. 33 della Costituzione, conferendo alla scuola una vera autonomia in grado di farle cogliere ed esprimere la sua vitalità.

L’attribuzione alle istituzioni scolastiche dell’autonomia non dovrebbe permettere all’intero sistema di recuperare in termini di efficienza ed efficacia dell’attività svolta?

Uno dei tratti che maggiormente caratterizzano questo decentramento e che va fugato è rappresentato da un frainteso e pericoloso spirito aziendalistico, retaggio della cultura industriale degli anni ’80 e ’90, che contribuisce ad alimentare miti quali quello della scuola-azienda, del preside manager e dello studente-cliente. Il rischio evidente è quello di snaturare l’identità della scuola stessa e le relazioni all’interno di essa. D’altronde, i provvedimenti in corso di approvazione o già approvati, e soprattutto l’attribuzione della dirigenza a presidi e direttori e l’emanazione del regolamento che tratta dell’autonomia didattica e organizzativa, indicano chiaramente quale sia la direzione di marcia: in essi è presente la convinzione che si possano conseguire risultati privilegiando e rafforzando il livello organizzativo e di controllo dando alla scuola un governo imperniato su meccanismi gerarchici che fanno affidamento sulla capacità di comando del dirigente scolastico e del suo staff, dove l’attività didattica perde centralità e con essa la funzione docente. Mentre, a nostro avviso, è proprio da qui che si deve partire, giacché la scuola persegue la finalità precipua di istruire, formare ed educare il soggetto discente. Ricollocare al centro e rafforzare la funzione docente significa garantire il pieno conseguimento di tale finalità. Per cui le riforme di sistema rischiano di fallire miseramente se pensate disgiunte dalla funzione di scopo.

Tuttavia, non pensa che i risultati conseguibili con l’avvio del processo di riforme dipenderanno anche dall’impegno dei diversi soggetti coinvolti e dalla loro capacità di rappresentarne le istanze ?

Come si sa, la democrazia è fatta di numeri ed i numeri pur essendoci, purtroppo finora, hanno inciso negativamente sulla valorizzazione della categoria e della funzione che costituisce il cardine del sistema. Oggi la sindacalizzazione della categoria registra i livelli più bassi dal dopoguerra, fatto sintomatico della crisi del sindacalismo tradizionale, ma segno anche della necessità di forme associative nuove di tipo professionale capaci di rompere vecchi steccati ideologici e culturali e con essi certi rituali sindacalesi, ormai espressione d’altri tempi. Noi siamo convinti che solo se si sapranno costruire prospettive nuove per la professione docente, comparabili a quelle degli altri paesi europei, si potrà sperare che la scuola italiana ritrovi quelle energie necessarie da permetterle di compiere il grande salto di qualità. Non si deve dimenticare che l’OCSE, nei suoi rapporti, colloca le retribuzioni dei docenti italiani all’ultimo posto dei paesi occidentali e cosi l’ISTAT, rispetto al sistema delle retribuzioni vigente in Italia. E’ tempo, non crede, che alla scuola si pensi non solo in termini di tagli alle spese e di riforme a costo zero, ma anche di investimenti che diano il segno tangibile di uno sguardo rivolto al futuro, di una vera volontà riformatrice.

 

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