
di REDAZIONE.
Le Indicazioni Nazionali per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo non superano il vaglio del Consiglio di Stato, che in un documento diffuso il 18 settembre 2025 mette in dubbio la conformità del nuovo schema a diverse disposizioni legislative nazionali e raccomandazioni europee. Il Consiglio di Stato ha sospeso l’espressione del parere sulle Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, richiedendo una serie di integrazioni e chiarimenti. In particolare, ha evidenziato lacune nell’analisi di impatto della regolamentazione (AIR), nella coerenza con il quadro normativo e costituzionale, e nella definizione di alcuni concetti e obiettivi.
Ecco le principali criticità evidenziate dal Consiglio di Stato:
1. Analisi di impatto della regolamentazione (AIR) insufficiente: L’AIR è considerata inadeguata, mancando una descrizione puntuale delle criticità delle Indicazioni vigenti e delle ragioni delle modifiche proposte. Non sono forniti dati significativi né analisi dettagliate sui cambiamenti nel sistema formativo.
Ecco cosa scrivono, a tale proposito, giudici del Consiglio di Stato: «Non sono, in particolare, evidenziati e dimensionati in modo da evidenziarne la significatività, (di là dalla non decisiva, ancorché pertinente, sintesi statistica sui numeri dell’organizzazione scolastica), i cambiamenti di rilievo e le concrete dinamiche evolutive riscontrate nel sistema formativo nell’arco temporale della vigenza delle Indicazioni approvate nell’anno 2012; non sono, a tal fine, analizzati, con tratto non sgranato ed anche alla luce dei lavori della commissione all’uopo istituita, i concreti e decisivi fattori economici, sociali, storici e culturali che hanno indotto ad una valutazione di (parziale) inadeguatezza dell’attuale assetto regolatorio; non emergono, nel contesto di una complessiva, rinnovata ed indistinta illustrazione del contenuto delle Istruzioni elaborate, le indicazioni inerenti le ragioni delle singole, diffuse e specifiche modifiche introdotte, in base ad una circostanziata e misurata valutazione di inadeguatezza, sotto in singoli profili considerati, dello status quo».
2. Neutralità finanziaria non validata: Pur essendo sancita la neutralità finanziaria dell’intervento, la verifica formale della Ragioneria generale dello Stato non è stata adeguatamente approfondita.
«La complessiva neutralità finanziaria dell’intervento – espressamente sancita dalla clausola di invarianza, trasfusa nell’articolo 5, comma 4 dello schema di testo – non risulta validata, ex articolo 17, comma 3 della legge n. 196/2009, dalla formale verifica, con esito positivo, espressa nella relazione tecnica di accompagnamento, a cura della Ragioneria generale dello Stato».
3. Definizioni vaghe e concetti poco chiari: Termini come “rigenerazione del paradigma formativo” e “dispersione digitale” sono considerati ambiziosi ma indefiniti, richiedendo una maggiore chiarezza e una correlazione con indicatori misurabili.
4. Incoerenza temporale dei dati: I dati forniti per le scuole paritarie e statali sono riferiti a anni scolastici diversi, rendendo difficile una valutazione uniforme.
5. Mancanza di considerazione per alcuni destinatari: Il settore dell’editoria, pur essendo coinvolto, non è menzionato tra i destinatari dell’intervento.
6. Criticità sull’insegnamento del latino: Dubbi sulla facoltatività della disciplina e sull’organizzazione scolastica, con rischi di sovraccarico per i docenti. «Nella stessa relazione non si riscontrano considerazioni nemmeno in merito alle perplessità esposte dal CSPI circa l’art. 2, comma 3, dello schema di regolamento, concernente l’insegnamento del latino per l’educazione linguistica (LEL), riguardanti sia la facoltatività della disciplina (“con il rischio di aumentare la forbice tra studenti”), sia la constatazione che “i docenti di lettere di scuola secondaria di primo grado, se non in possesso dei requisiti richiesti, non possono insegnare latino; il docente della classe di concorso specifica potrebbe, in estremo, insegnare addirittura anche in 18 classi diverse, nella considerazione che è prevista per classe una sola ora di insegnamento settimanale”.»
7. Scansione temporale poco chiara: L’applicazione graduale delle nuove Indicazioni nazionali presenta indeterminatezze, soprattutto per alcune discipline come la storia.
8. Coerenza con la Costituzione: Alcune locuzioni devono essere rese conformi all’art. 34 della Costituzione, che garantisce l’istruzione a tutti, non solo ai cittadini.
9. Errori formali e refusi: Sono stati individuati numerosi errori formali e refusi nel testo, che necessitano di correzione.
Queste criticità hanno portato il Consiglio di Stato a sospendere l’espressione del parere, in attesa di ricevere le integrazioni e modifiche richieste.