Note & Interventi

Il nuovo dirigente della buona scuola ? Un mostro giuridico

Riuscirà la politica, quella “buona”, se ancora esiste, a riportare la discussione sulla riforma della scuola sui giusti binari di merito delle questioni, togliendola finalmente dall’assillo dei proclami e delle battute ad effetto, che nulla hanno a che vedere con la sostanza di ciò che si deve effettivamente decidere ? Sono ormai in molti a chiederselo, anche se tira una brutta aria mentre la tensione aumenta e il rischio che il tutto si risolva nella classica tempesta in un bicchier d’acqua è molto alto. Al Senato, comunque, ci sono tutte le possibilità che il progetto di riforma targato Renzi-Giannini possa essere smontato e ricondotto alla sostanza delle cose, basta solo che la politica faccia davvero un salto di qualità, abbandonando le logiche e gli interessi di singoli o di gruppi, le consorterie e gli inconcludenti tatticismi distanti anni luce dai problemi della scuola e da quelli degli italiani.

Il dubbio, alla luce delle ultime performance politiche di tanti parlamentari dei diversi schieramenti, ci sembra d’obbligo e sorge spontanea la domanda se questi signori siano davvero in grado di comprendere il vero significato della parola “legislatore” e dei compiti che sono stati loro affidati. Se lo avessero ben chiaro comprenderebbero che è davvero sconcertante l’elaborazione e la difesa ad oltranza della proposta di inserire nel sistema scolastico italiano una figura di dirigente scolastico con funzioni e poteri che non trovano riscontro in alcuna idea di scuola, come sistema complesso, in una società globale e democratica. E qui non si tratta di andare a scomodare visioni e modelli organizzativi di tipo autoritario, che la storia ha fortunatamente condannato, con costi altissimi in termini di vite umane e di sangue innocente versato. Dubitiamo, infatti, che chi ha formulato quella proposta abbia davvero preso spunto da un modello organizzativo storicamente connotato, sembra piuttosto un impulso irrazionale e pressapochista, che ha semplicemente coniugato in modo sbrigativo alcune impressioni e punti di vista di falsa concretezza e improbabile buonsenso.

Quello che si è progettato ed è contenuto nell’articolo 9 del disegno di legge n. 2994 di Riforma del sistema di istruzione e formazione, licenziato dalla Camera dei deputati e che adesso è passato all’esame del Senato con la sigla AS 1934,  è davvero un mostro giuridico, una figura di dirigente che non risponde ad alcuna logica organizzativa, davvero funzionale ed adeguata a rispondere alle sfide della società moderna e in linea con i dettami della carta costituzionale della Repubblica italiana. Si crea un ibrido incredibile, che si pone completamente al di fuori di ogni idea di gestione e managerialità modernamente intesa, aprendo prospettive nefaste, la cui conseguenze non sono neanche immaginabili, in termini di effetti sulle istituzioni scolastiche, ma anche per i meccanismi che si andrebbero ad innescare, con ricadute inimmaginabili sotto tutti i punti di vista. E non si tratta qui di negare la giusta applicazione delle norme e principi di autonomia funzionale e gestionale, peraltro già riconosciuti, quanto di denunciare lo stravolgimento di ogni buona regola e la presunzione di chi forse pensa che governare equivalga a comandare.

Il nuovo preside non è destinatario soltanto destinatario di poteri e  funzioni per governare, ma diventa davvero una sorta di commissario con poteri assoluti. Ma, si sa, un commissario ha ragione di esistere in una situazione di eccezionalità ed emergenza, non può rappresentare la regola. Eppure sembra che su questo punto non ci sia alcuna disponibilità ad aprire un confronto serio, che parta dal presupposto che la scuola è innanzitutto una comunità educante e che il dirigente scolastico, detentore della leadership educativa, condivide con gli insegnanti la funzione docente, che lo rende pienamente partecipe dei processi di insegnamento-apprendimento. Da queste basi non si può prescindere, perché la scuola non potrà mai essere considerata alla stregua di una qualsiasi azienda, per il semplice fatto che a lei sono affidati i destini di migliaia di ragazze e ragazzi, persone, che richiedono di essere formate per andare verso un futuro che li veda protagonisti attivi in ogni settore. Una scuola efficiente ed efficace, alla quale bisogna tendere con ogni energia, non potrà prescindere da queste premesse, diversamente si consumerà l’ennesima barbarie.

Pio G. Sangiovanni

 

 

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