È una singolare iniziativa –afferma il prof. Francesco Greco, presidente dell’Associazione Nazionale Docenti- quella intrapresa da alcuni per censurare, anzi per chiedere il licenziamento di un sottosegretario, reo di aver espresso liberamente la propria opinione riguardo alla occupazione di qualche scuola da parte dei loro studenti, promovendo a questo fine addirittura una petizione sul Web.
“Forse i promotori dell’iniziativa pretendevano –prosegue Greco- che il Governo ordinasse ai celerini di entrare nelle scuole roteando i manganelli per zittire il diritto alla critica e al dissenso? Forse gli studenti non fanno parte della scuola?
Sarebbero solo degli utenti o dei clienti a cui altro non sarebbe permesso che cambiare fornitore? Il diritto al dissenso, fatta salva ogni forma di violenza sulle persone e sulle cose, può e deve poter trovare in un Paese democratico ogni forma di manifestazione. Forse colpevolmente si dimentica che è nelle scuole e nelle università che le istanze di cambiamento sociale e culturale generalmente condivise trovano la forza per rompere il velo di abiette ipocrisie sociali, per superare la stanchezza della rassegnazione ad un futuro ineluttabile, per rompere i muri costruiti da comportamenti bigotti che demandano ad altri ciò che ognuno dovrebbe fare in prima persona e quando altri lo fanno pronti ad invocare l’adozione di misure farisee in chiara contraddizione con quanto ipocritamente sostenuto in altri contesti e in altri luoghi.
Le scuole devono essere in primis luoghi di democrazia e non dei feudi da gestire secondo le proprie convenienze e convinzioni; non possono essere l’emulazione di modelli aziendali anacronistici, ma luoghi distribuiti delle responsabilità in cui tutta la comunità scolastica è partecipe e concorrere alla sua gestione; non hanno bisogno di manager, ma di leader educativi, di persone competenti ed autorevoli; non hanno bisogno di dirigenti scolastici, ma di presidi eletti e a tempo.
Non pensano i promotori dell’iniziativa che nella scuola si stanno ergendo muri là dove prima non c’erano? Si stanno costruendo gerarchie, là dove prima c’era il confronto tra pari? Si stanno costruendo nuove forme di asservimento all’autorità burocratica, là dove prima c’era il rispetto dei ruoli? Si è smesso di sentire, là dove prima c’era l’ascolto e la comprensione?
Al sottosegretario on. Davide Faraone, e al Governo di cui è espressione, questo si deve chiedere: chiudere al più presto il penoso siparietto di una rappresentazione farlocca della scuola e incominciare a lavorare davvero per la scuola reale. Altrimenti altro non si potrà fare che contestare. Oggi contestano gli studenti, domani i docenti, poi forse chissà anche i dirigenti scolastici …, è la democrazia bellezza. Bisogna pur farsene una ragione.”