Analisi & Commenti

Il dibattito sull’evoluzionismo

12/02/2005

Darwinismo e creazionismo, il confronto impossibile

di Telmo Pievani*

Il funerale di Darwin?

Il più recente cavallo di battaglia dei nuovi oppositori della teoria dell’evoluzione è la tesi secondo cui Darwin sarebbe trattato oggi dagli scienziati e dagli insegnanti come un dogma indiscutibile, a fronte di una sua presunta debolezza esplicativa. L’operazione retorica è quella di far passare per ideologia o ‘degradata filosofia’ la sostanza scientifica della spiegazione darwiniana. Non vi potrebbe essere nulla di più scorretto e di più contrario all’etica della comunicazione: la teoria darwiniana è stata oggetto di critiche, di tentativi di falsificazione, di revisioni, di aggiornamenti e di riforme più o meno radicali per un secolo e mezzo. Il risultato è che oggi il suo nucleo esplicativo centrale (il meccanismo di selezione naturale che produce la discendenza con modificazioni di tutti gli esseri viventi, uomo compreso, in un quadro esplicativo integralmente naturalistico) è non solo sopravvissuto alla nascita di intere nuove discipline, come la genetica di popolazione e la biologia molecolare, ma costituisce l’ossatura indispensabile per la comprensione di tutti i processi di trasformazione del vivente, cioè il fatto dell’evoluzione. La teoria evoluzionistica oggi è ovviamente diversa e più ricca di quella formulata da Darwin nell’Ottocento, ma può dirsi a pieno titolo ancora ‘darwiniana’, come sanno bene i suoi maggiori esponenti.
La suggestione del funerale di Darwin sembra aver attecchito anche fra illustri scienziati, se è vero che un noto matematico italiano scrive, il 6 settembre 2005 su Il Foglio, che ‘identificare la teoria dell’evoluzione con Darwin è una catastrofe peggiore dell’identificazione di Galileo con il metodo scientifico. E non soltanto perché esistono molte teorie dell’evoluzione, ma perché la teoria darwiniana in senso stretto è morta e seppellita da ormai cent’anni, fin da quando le sue numerose e gravi falle condussero quasi tutta la comunità scientifica a rigettarla’. Una di queste falle sarebbe stata riparata dalla ‘ipotesi dell’evoluzione discontinua avanzata da Stephen J. Gould’, il quale – naturalmente – si starà rivoltando nella tomba. Lo strumentalizzano in chiave antidarwiniana anche da morto, eppure basterebbe aprire a caso uno dei suoi libri. Un pessimo risultato già raggiunto da questa campagna revisionista è che finisce per arretrare e abbruttire il dibattito, togliendo spazio alla discussione delle straordinarie scoperte e degli interessanti dibattiti di frontiera che animano nella realtà gli studi evoluzionistici.

L’evoluzione e la ricerca scientifica

Oggi, il programma di ricerca evoluzionistico include competenze provenienti da discipline molto diverse, mantenendo una sua coerenza di fondo e un pacchetto di meccanismi esplicativi che, nella loro pluralità, rendono molto efficacemente conto della diversità e della complessità degli adattamenti naturali: le sorgenti di variazione ereditaria (mutazione e ricombinazione); i processi selettivi su di essi (selezione naturale e sessuale); le derive genetiche; le migrazioni e altri effetti popolazionali che su scala macroevolutiva influenzano la storia naturale. Questo programma di ricerca è compatibile con il suo nucleo darwiniano originario, che è stato però aggiornato ed esteso in molte direzioni che Darwin non avrebbe mai potuto prevedere. Alcune sue ipotesi sull’ereditarietà sono state confutate, ma la Sintesi Moderna fra genetica di popolazione e selezione naturale ha nella sostanza confermato la sua intuizione circa il meccanismo di base del processo evolutivo. A loro volta, alcuni assunti neodarwiniani della Sintesi forse un po’ troppo rigidi (in particolare, il gradualismo universale e l’estrapolazione riduzionistica della macroevoluzione dalla microevoluzione) sono stati messi in discussione e superati: in molti casi, però, recuperando originarie intuizioni pluraliste di Darwin stesso. Non ultima, la sua convinzione del potere non assoluto della selezione naturale nel plasmare gli organismi: oggi sappiamo, come Darwin aveva predetto, che la selezione deve scendere a compromessi con i vincoli interni e strutturali degli organismi che Darwin chiamava ‘correlazioni di crescita’.

Strumenti spuntati

Di fronte alla complessità di questa opera di aggiornamento e di estensione della tradizione di ricerca darwiniana, stridono fortemente le polemiche nuovamente innescate dai creazionisti e dagli antievoluzionisti di più diversa estrazione. Essi mirano nella sostanza a: 1) fornire una descrizione caricaturale della teoria dell’evoluzione (per esempio, associandola a un processo meramente casuale); 2) negare l’evidenza delle prove empiriche a suo favore (prove oggi non soltanto storiche e comparative, ma anche di laboratorio; l’evoluzione si può vedere all’opera, in diretta, non solo impressa nei sedimenti fossili); 3) strumentalizzare le controversie interne alla comunità degli evoluzionisti per mostrare la presunta contraddittorietà o debolezza della teoria. Capiterà quindi di leggere che esistono ‘molte teorie dell’evoluzione’, tutte egualmente plausibili e congetturali, oppure che la teoria dell’evoluzione è soltanto ‘un’ipotesi fra le altre’.
Ciò a cui si mira, in ultima analisi, è affiancare alla spiegazione evoluzionistica (che, per il suo statuto scientifico, è di tipo rigorosamente naturalistico e materialistico) un’alternativa filosofica, ideologica o religiosa di tipo finalistico: una creazione guidata o un ‘disegno intelligente’. Ma il confronto, a causa delle tre strategie prima enucleate, è impossibile. Nessun evoluzionista può accettare che un principio di fede, la credenza in un disegno sovrannaturale o in un miracoloso ‘salto ontologico’, possa essere verificato attraverso le scienze naturali. Sarebbe una negazione della scienza, ma anche una pessima teologia, di matrice fondamentalista. Non può esservi dialogo con chi pretenda di imporre come verità scientifica un dogma di fede, qualunque esso sia. La scienza non può abdicare dal suo ruolo di pensiero critico, esplorativo, alieno da qualsiasi autorità interna o esterna. Non può tradire la sua appartenenza al regno delle spiegazioni naturali, materiali, immanenti, perseguite attraverso la costruzione di modelli esplicativi e predittivi di tipo logico, razionale e, dove possibile, matematico. Talvolta essa giunge a risultati che minano alcune nostre convinzioni profonde: così è stato per la centralità del pianeta Terra nel cosmo e per la scoperta delle origini animali della specie umana. Queste sfide, vissute in un primo tempo con disorientamento, sono diventate ben presto un’occasione di nuove scoperte e di nuove illuminazioni, che ognuno vive ed elabora liberamente in base ai propri convincimenti filosofici e religiosi.

L’evoluzione e la scuola

L’orizzonte della conoscenza si è allargato, a vantaggio di tutti, compresi i detrattori della scienza. Le paure e le inquietudini, che gli avanzamenti della ricerca generano incessantemente, devono certo essere ascoltati e tradotti in un’etica condivisa, laica e pluralista, ma non possono tramutarsi in imposizioni dogmatiche che limitino aprioristicamente la libertà di ricerca e di insegnamento.
L’evoluzione, inoltre, ha travalicato i confini della biologia: anche altre discipline scientifiche, come la cosmologia e le neuroscienze, sono oggi alle prese con spiegazioni di tipo storico ed evolutivo. È dunque particolarmente preoccupante che, di fronte a questi rinnovati attacchi a una delle acquisizioni fondamentali del sapere scientifico contemporaneo, il nostro paese, per mano di alcuni consiglieri ministeriali, abbia deciso di rimuovere il richiamo alla teoria dell’evoluzione da una parte dei programmi delle scuole pubbliche. La tesi secondo cui l’evoluzione non possa essere insegnata prima delle scuole superiori per ragioni pedagogiche non ben definite è destituita di qualsiasi fondamento serio, come dimostrano quotidianamente gli insegnanti e gli educatori italiani. Ed è ancor più preoccupante che, dinanzi alla protesta della comunità scientifica italiana intera e alle indicazioni contrarie di una commissione di esperti istituita dal Ministro stesso per porre rimedio alla censura, si sia ottenuta soltanto una reintroduzione parziale, breve e confusa, nei programmi della terza media. L’insegnamento dell’evoluzione, almeno per quanto attiene alle indicazioni nazionali, esce fortemente indebolito da questa vicenda tutta italiana, nella più totale indifferenza rispetto a quanto richiesto dagli scienziati e dalla classe docente. Si è aggiunto così un altro piccolo capitolo al lungo elenco delle umiliazioni inflitte alla cultura scientifica di questo paese.

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*Professore associato di Filosofia della Scienza presso l’Università degli studi di Milano Bicocca, è coordinatore scientifico degli incontri del Festival della Scienza di Genova. Fra i suoi libri: Homo sapiens e altre catastrofi (Roma, Meltemi Editore, 2002) e Introduzione alla filosofia della biologia (Roma-Bari, Laterza, 2005).

Pubblicato il 22/11/2005 nella sezione Scuola del sito Treccani.it

 

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