Dal Consiglio di Stato ancora una severa censura all’operato del MIUR
Che il legislatore della 107/2015 avesse utilizzato la denominazione “Buona scuola” in senso ossimorico rispetto allo scarso pregio delle modifiche apportate con essa al sistema di istruzione pubblica, era un sospetto venuto agli addetti ai lavori fin da subito. Bastava leggere tra le righe del prolisso unico articolo di cui è composta e dei suoi 212 commi, per avvedersi della mera volontà di imprimere alla scuola una svolta ideologica neoliberista che nulla aveva a che vedere con il miglioramento della qualità dei servizi offerti. Risibili si sono, infatti, rivelate le novità della didattica per competenze, dell’alternanza scuola lavoro, delle altre metodologie mutuate dalle aziende (Rav, prove Invalsi etc.); nefasti gli effetti del dirigismo sui rapporti dirigenti/docenti, che hanno segnato un arretramento nei diritti di questi ultimi ed una significativa compressione della libertà di insegnamento; sterile e defatigante la burocratizzazione impressa alle procedure che ha finito per penalizzare gli stessi dirigenti. Il peggio di sé, tuttavia, il provvedimento in questione lo ha dato in tema di assunzione e mobilità dei docenti.
Infatti, in un sistema validamente delineato dal d.lgs. n. 297/94, il quale prevedeva che nei trasferimenti a domanda si tenesse conto dell’anzianità del servizio di ruolo, delle esigenze di famiglia e dei titoli, si è deciso di stravolgerne i criteri accordando insostenibili precedenze ad alcune categorie di docenti a danno di altri, si è aggiunto uno strano criterio di preferenza territoriale sulla base di improbabili tabelle di vicinorietà dei luoghi, e soprattutto si è affidata la dislocazione degli aderenti al piano mobilità straordinario ad un algoritmo rimasto inspiegato nel suo meccanismo matematico, il quale ha prodotto risultati irrazionali ed aberranti, tanto che i docenti, invece di sentirsi premiati dalle assunzioni, si sono da subito proclamati “Vittime dell’algoritmo”.
Tre ultime sentenze del Consiglio di Stato n. 8472- 3-4 /2019 confermano tale valutazione negativa espressa dai malcapitati docenti. In esse vi si legge severa censura dell’operato del Miur per essere questi ricorso esclusivamente ad un sistema informatico, facendo venir meno i principi regolatori dell’azione amministrativa di imparzialità, buon andamento ed efficienza, non garantiti dalla sostituzione di un procedimento matematico al procedimento amministrativo. Inoltre, osserva il Supremo Collegio, il Miur non ha permesso di conoscere il modulo utilizzato ed i criteri applicati, tenendo nascosto agli interessati l’algoritmo utilizzato, violando in tal modo la legge sulla trasparenza (l.241/90) rafforzata dal Regolamento UE 679/2016 (artt. 13/15) e dalla precedente direttiva UE 95/4.
Una chiara attribuzione di responsabilità giuridica ed anche politica dell’amministrazione procedente, dalla quale ci si aspettava un intervento riparatore, mai preso in considerazione, quasi a voler sostenere l’infallibilità della legge 107, o evitare che ne venga messa in discussione anche una sola parte, come fosse un testo sacro da preservare, a dispetto di ogni sua negativa conseguenza!
È dal 2016 che si invoca un piano di rientro dei docenti cosiddetti “Esiliati” anche a migliaia di chilometri dal luogo di residenza, che ristabilisca equilibrio e misura nel caos della mobilità, e che più volte è stato promesso, soprattutto in campagna elettorale e mai attuato, ciò anche per il continuo avvicendamento di ministri i quali, purtroppo, finora, nulla di significativo hanno prodotto in favore della scuola.
A tutt’oggi, migliaia di docenti, lontani dalle loro famiglie, attendono risposte concrete, un governo del cambiamento sarebbe giusto ripartisse dalle loro istanze.
Rosamaria Ventura