“I marinai dovrebbero essere i veri leader del mondo
per il loro senso innato dell’ordine, del dovere e della disciplina.”
Nicholas Monsarrat
L’emergenza Covid -19, nel singolare approccio del Miur, è tutta un susseguirsi di circolari, note e annunci sui social media. Una “febbrile” attività che, tuttavia, rende evidente che la nave è senza “capitano” e che i marinai, privi della necessaria strumentazione, si orientano a vista, nel prodigo sforzo di riuscire ad attraccare alla fine dell’anno scolastico, “senza gloria e senza infamia”, come avviene per i veri eroi.
La sospensione dell’attività didattica, in primis, è stata decisa tardivamente, e soprattutto continua ad essere prorogata di volta in volta per brevi periodi, con l’effetto di destabilizzare docenti ed alunni, costretti ad un inesauribile aggiornamento. Ad oggi è in dubbio perfino la data di chiusura dell’anno scolastico, eppure si chiede ai docenti di rimodulare le programmazioni adottate dai consigli di classe, dimenticando che la ridefinizione di obiettivi, metodi e strumenti di insegnamento, necessita di un periodo di riferimento certo e di durata medio/lunga non riconducibile ad una settimana.
La situazione emergenziale ha, poi, motivato il Miur a chiedere, da subito, ai docenti di andare oltre i loro compiti, di superare gli orari di lavoro, di affinare in pochi giorni le competenze informatiche, di mettere a disposizione della scuola e degli alunni le proprie dotazioni tecnologiche, di assumersene i costi di connessione, di rassicurare i genitori interfacciandosi con essi quotidianamente, di eccedere, insomma, ogni obbligo contrattuale e dovere deontologico senza risparmiarsi. Tale carico di lavoro è stato, però, contraccambiato con la formale attribuzione ai soli dirigenti della gestione della didattica a distanza. Si ricade nelle logiche di sempre: il potere ai dirigenti, ai quali è stata data carta bianca in materia, e, per contro, la subalternità dei docenti, quasi questi non fossero in grado di svolgere in autonomia il proprio lavoro, come invece stanno dimostrando di saper e poter fare.
La DAD, elegante acronimo della didattica a distanza, per come presentata dal Miur ed, allo stato, in attuazione puntuale da parte dei dirigenti, è l’esatta rappresentazione degli aspetti deteriori della didattica per competenze, quella fatta di sigle, di termini esterofili, di interventi di superficie, perfetti fuori e vuoti di contenuto dentro.
In attuazione di questa versione preconfezionata della Dad si è suggerito con insistenza ai docenti di aderire senza ritardo alle varie piattaforme informatiche elencate sul sito istituzionale del Miur. Tutti ne hanno di corsa attivato almeno una, per soddisfare le pressioni dei dirigenti, i quali, a loro volta, devono esibirne ai loro direttori regionali la realizzazione. Ma chi opera ogni giorno a contatto con gli alunni sa che non basta attivare una classe virtuale per risolvere ogni problema di interazione con ragazzi spaventati e disorientati da una situazione mai vista prima.
Nelle classi, quelle reali, una cospicua percentuale di allievi non ha un pc a casa, o non ha connessione sufficiente a sostenere ore di collegamento sul web, ciò soprattutto al Sud. Tali situazioni di svantaggio non emergono nella realtà virtuale, che crea diseguaglianze, e rivela altre pecche quali quella della staticità della lezione, della artefazione dei comportamenti dovuta alla video ripresa, della possibile interferenza di soggetti durante la videolezione, solo per dirne alcune.
Pertanto, forse la dad, per come proposta nella concezione ministeriale e dirigenziale, risponderà alle logiche efficientiste della scuola post legge 107/2015, realizzando il proposito di sminuire la figura del docente, sempre più sullo sfondo a fronte del protagonismo dei dirigenti, ma nella realtà è un vacuo strumento metodologico senza l’apporto personale del docente, il quale avendo il polso della classe, mette in gioco capacità relazionali ed empatiche, reali e non virtuali, per ovviare ad ogni criticità.
Per questo non si comprende perché si sia voluto indirizzare così fortemente la didattica, in questo difficilissimo momento, su percorsi già tracciati e calati dall’alto, quando bisognava proprio operare al contrario e mettere al servizio dei docenti e delle loro libere scelte metodologiche i mezzi necessari a mantenere vivo il contatto con gli allievi, per giungere alla fine dell’anno scolastico nel migliore dei modi.
Nemmeno pare incisiva la scelta di destinare alla Dad tanti finanziamenti, sia perché i tempi burocratici che intercorrono dal loro stanziamento all’effettiva spesa rischiano di vanificarne la destinazione in questo periodo emergenziale, sia perché per il prossimo anno scolastico, potrebbero emergere nuove esigenze cui destinare le risorse.
Ancora una volta, la prima preoccupazione del Miur è stata quella di invadere il campo delle didattica riservato ai docenti, mentre non ha assunto nessuna delle decisioni che competono all’organo di indirizzo politico della scuola.
Ad oggi si attendono le indicazioni su come verranno svolti gli esami di Stato, su come dovrà essere effettuata la valutazione sommativa, sulle date delle operazioni di mobilità annuale dei docenti, su quelle dei concorsi, sulla sorte dei precari e tanto altro. Su questi temi si attendono risposte chiare e serie e non le inutili vetrine dei social media.
Rosamaria Ventura