
di Amior.
Se avete la possibilità di chiedere consigli a Tom Cruise, fatelo immediatamente perché dal 2027 sopravvivere per chi andrà in pensione sarà una “MISSION IMPOSSIBLE”. Il messaggio che ha diramato l’ISTAT è chiaro: l’aspettativa di vita è aumentata, di conseguenza si lavorerà tre mesi in più e il collocamento a riposo verrà fissato a 67 anni e tre mesi!
In fondo che sono tre mesi in più? Sono solo 90 giorni in più di sveglie all’alba, di imprese titaniche per raggiungere la sede di lavoro, imprigionati nell’imbuto cosmico del traffico cittadino ed extraurbano, sono tre mesi di battaglie epiche contro studenti che tutto vogliono fare tranne che studiare!
Tutto ciò non è altro che un piccolo prezzo da pagare per il privilegio di vivere più a lungo e … ricevere di meno! Ma la beffa più beffa di tutte le beffe è questa: se si ha la sfortuna di compiere i 67 anni e tre mesi a settembre, ottobre o novembre, invece di tre mesi, per via della continuità didattica, occorrerà lavorare fino ad agosto dell’anno successivo.
Ora, però, affrontiamo un altro doloroso tema. Nel 2027 il coefficiente di trasformazione del montante contributivo subirà una variazione, in peggio naturalmente. Questo determinerà una riduzione delle pensioni, sotto l’aspetto puramente retributivo. Il meccanismo, non è facile da spiegare, però ci proviamo: il coefficiente di trasformazione è collegato in maniera direttamente proporzionale all’età anagrafica del dipendente che va in pensione. Ergo, all’aumentare dell’età aumenta anche il coefficiente. Invece, il montante contributivo non è altro che il totale di tutti i contributi pensionistici (33% della retribuzione lorda) versati dal dipendente durante l’arco della sua carriera.
Per determinare l’importo lordo annuo della pensione, si deve moltiplicare il coefficiente di trasformazione per il totale dei contributi. Appare lapalissiano che maggiore è il coefficiente, più sostanzioso sarà l’assegno mensile che percepirà il dipendente. Nel 2025 il coefficiente calcolato per una persona che va in pensione a 67 anni è 5,608%, dal 2027 per chi verrà collocato a riposo con 67 anni e tre mesi, in virtù delle riduzioni che verranno applicate, sarà 5,495%.
Tutto ciò comporterà, mediamente, una diminuzione di euro 30 mensili, calcolata su un montante contributivo medio di euro 300 mila. È ovvio che maggiori saranno i contributi, più consistente sarà la diminuzione mensile, rispetto a chi andrà in pensione nel 2025 e nel 2026.
Per concludere: il 2027, se il Governo non interverrà congelando i tre mesi di prolungamento dell’attività lavorativa, ci regalerà un sistema pensionistico che, per poter sopravvivere dopo la quiescenza, il “neo pensionato” sarà costretto a cercarsi un altro lavoro!