In una scuola secondaria superiore di un Comune della provincia di Catania, nessuno dei docenti e del personale ata (complessivamente un centinaio) si è candidato alle elezioni per il rinnovo del Consiglio d’istituto, triennio 2016-2019. Di fatto, sempre che i quattro rappresentanti dei genitori degli alunni e i quattro rappresentanti degli studenti che saranno eletti accetteranno di far parte del Consiglio d’istituto, i componenti, compreso il dirigente scolastico, membro di diritto, saranno nove, in un Consiglio che è composto complessivamente da diciannove componenti. Sarebbe come un Consiglio comunale di quaranta persone nel quale i consiglieri sono soltanto diciannove.
Dunque, un Consiglio comunale da sciogliere e un Comune da commissariare. Comunque, resta fondamentale il fatto che nessuno dei docenti e del personale si è candidato nelle rispettive liste, ciascuna delle quali doveva essere presentata da almeno venti sottoscrittori di lista non candidati. Andrà commissariata la scuola o andrà commissariato soltanto il Consiglio d’istituto? Tuttavia, il dirigente scolastico potrebbe, se consentito per correttezza giuridica da norme specifiche, essere incaricato dall’Ufficio scolastico provinciale – trattandosi di tipologie diverse rispetto a quella unica per l’elezione dei consiglieri comunali – di indire nuovamente le elezioni soltanto dei rappresentanti dei docenti e degli ata nel Consiglio d’istituto.
La mancata candidatura è emblematica e rappresentativa, in ogni caso, dello stato di disagio dei docenti e del personale ata che oggi vivono nelle scuole. A parte la gestione di scuole ridotte alla miseria, c’è da considerare che negli ultimi sette anni, fermi restando gli stipendi “bloccati” e la mancanza del rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro, sono stati sottratti al personale della scuola 15 miliardi di euro (e in quest’ultimo anno la perdita mensile in busta paga potrebbe ammontare da 140 e 200 euro, che moltiplicata per 13 mensilità risulterebbe da 1.720 a 2.600 euro. Per i docenti c’è stato il recentissimo bonus (come intenderlo?) annuo di 500 euro, spesa certificata, per aggiornamento (si tratta di un euro e trentasette centesimi al giorno: 1,37!). Se poi si passa al riconoscimento del merito sulla base di criteri “astrattamente” definiti, ci sono scuole nelle quali oltre la metà dei docenti non ha avuto un centesimo di euro e altre dove c’è “chi” è “arrivato” a quota mille. Molti, tra gli “accontentati”, hanno avuto da 80 a 150 euro, ossia 219, 274, 412 millesimi di euro al giorno, a cui corrispondono, rispettivamente, 80, 100, 150 euro in uno dei 365 giorni dell’anno, sempre con tasse da pagare incluse. Si tratta dell’elemosina ai docenti. Una vergogna alla quale i docenti potrebbero rispondere, trattandosi di 22, 27, 40 centesimi di euro al giorno, con sonore pernacchie. E magari spargendo i pochi centesimi di euro giornalieri di elemosina nei cortili e all’ingresso delle scuole. Comunque, come hanno fatto i docenti della scuola secondaria superiore in uno dei comuni della provincia di Catania, con l’adesione del personale Ata, a non candidarsi alle elezioni per il Consiglio d’istituto.
Polibio
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