I docenti della Repubblica Italiana non voglio essere nella disponibilità del Governo, non vogliono essere nella disponibilità della politica.
In una piazza gremita con oltre duemila persone, come mai sinora si era visto per la scuola, dal palco l’attacco più duro alla riforma Renzi-Gianni è quello del prof. Francesco Greco, presidente dell’Associazione Nazionale Docenti che, in disaccordo con l’iniziativa dei sindacati confederali di spezzare la protesta in sette piazze italiane anziché far convergere tutti i manifestanti nella capitale, ha organizzato la protesta nella sua città, Cosenza.
Alla manifestazione hanno partecipato docenti, dirigenti scolastici, studenti, genitori, cittadini. Tutti coralmente uniti nel rigettare la riforma Renzi-Giannini ritenuta il più grave attacco mai perpetrato da un Governo ai principi fondanti del nostro sistema educativo.
Grande anche il desiderio dei partecipanti di intervenire direttamente sul palco, approntato dall’Associazione Nazionale Docenti, per poter esprimere con la propria voce il più netto dissenso a un progetto di legge ritenuto un grande e sciagurato ricatto: pane in cambio della libertà, assunzioni in cambio di cessazioni di diritti.
“La nostra scuola –ha esordito il prof. Francesco Greco- vive il momento più delicato della sua storia, di scuola della Repubblica Italiana. Il Governo con il suo progetto di legge sta tentando di portare indietro di 92 anni le lancette della storia, al 6 maggio 1923, al Regio decreto 1051, quando i docenti precari erano nominati dai presidi e i presidi direttamente dal ministro dell’istruzione. Allora i presidi, i docenti, la scuola erano nella disponibilità del Governo, erano nella disponibilità della politica. Ma allora in Italia c’era la monarchia e a capo del Governo c’era Benito Mussolini. Noi docenti della Repubblica Italiana non vogliamo essere nella disponibilità di un Governo, non vogliamo essere nella disponibilità della politica”.