di Giuseppe BAGNI, già componente del Consiglio nazionale della pubblica istruzione
Attenzione, non il riconoscimento del merito come sancito dalla Costituzione, per dare le stesse opportunità a chi non le ha per condizioni economiche e socioculturali.
No, finiamola con l’ipocrisia del diritto universale allo studio, la scuola è per gli alunni che se la meritano. Chi non ce la fa che vada a lavorare. Se è un poco ignorante meglio: avrà meno pretese, oggi bisogna essere disponibili ad accettare qualunque lavoro, no? La scuola non dovrà forse insegnare anche la capacità di adattamento ai contesti lavorativi, a pieno titolo compresa tra le soft skills? Se gli alzi la palla loro schiacciano.
La domanda è: chi ha il Merito di tutto questo? Tanti.
A partire da coloro negli ultimi dieci anni hanno avuto quasi sempre responsabilità di governo e in politica scolastica hanno lasciato strada libera al docente esperto, alla formazione degli insegnanti necessaria solo per avere un premio in soldi; alla didattica delle competenze non cognitive; alla lotta alla dispersione da vincere grazie a 20 ore di tutoring l’anno rigorosamente a distanza; fondi che arrivano alle scuole che non ne hanno bisogno e non arrivano dove servirebbero e senza uno straccio di idea su come intervenire efficacemente; inclusione medicalizzata e ridotta ad assistenzialismo.
E poi la delega cieca ad algoritmi che tolgono le classi ai precari che le avevano per darle a chi sta più in basso in graduatoria ma ha azzeccato la “preferenza”.
Mode che durano una stagione come la misurazione della dispersione occulta o del valore aggiunto per poi finire nel dimenticatoio senza che nessuno si strappi i capelli.
Di che stupirsi? Il Merito è meritato.
Dispiace per quelle famiglie che hanno votato a destra pensando serenamente “proviamo anche questa”, domani potrebbero scoprire di avere un figlio non del tutto corrispondente al “made in Italy” da esportazione che piacerà alla futura scuola, e dovranno arrangiarsi con le solite ripetizioni o il passaggio nelle scuole di serie B e C, perché il problema non è della scuola ma solo loro. Dispiace non tanto per quelle famiglie, che in fondo hanno la loro parte di Merito, ma per quei figli che non hanno colpe eppure avranno meno opportunità degli altri.
Allargando lo sguardo ha responsabilità anche chi ha sofferto l’abbandono da parte della sinistra e ha reagito fuggendo dalla politica. Un attore “non-protagonista” per diventarlo deve occupare la scena, non abbandonare il palcoscenico.
Chi pensava che ”tanto sono tutti uguali” presto si accorgerà che aver unificato il Ministero del Lavoro con le Politiche sociali e trasformato quello dello Sviluppo Economico in Ministero delle Imprese e del Made in Italy corrisponde a una ideologia che si sente così forte da mettersi in mostra fin dalla denominazione.
Chi oggi licenzia per citofono, chi decide di portare in questura per occupazione di suolo pubblico gli operai in presidio, chi chiama i riders “utenti” e non dipendenti e licenzia semplicemente disabilitando l’account, oggi fa festa.
Ma la responsabilità è anche nostra, che apparteniamo all’area vasta della sinistra, che ci crogioliamo delle nostre analisi accontentandoci di aver previsto tutto. Noi che abbiamo lasciato che la sinistra moltiplicasse i distinguo con chi è più vicino, capace solo di frantumarsi all’infinito da far invidia alla fissione nucleare.
Noi equidistanti dai partiti invece di equivicini.
Se la sinistra diffusa oggi è dispersa e randagia, incapace di stimolare una pur minima aggregazione il Merito è anche nostro.