Dopo l’improvviso, ma non tanto inatteso stop alla presentazione del decreto nel Consiglio dei Ministri del 3 marzo scorso, e la decisione di convertirlo in Disegno di Legge da presentare in Parlamento, è stato tutto un pullulare di reazioni ed interpretazioni sulle reali intenzioni dell’Esecutivo Renzi rispetto alla tanto annunciata e attesa riforma della scuola. Accantonata l’ipotesi “nobile” di un richiamo del nuovo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad evitare di proseguire con la cattiva pratica della decretazione d’urgenza e chiamare deputati e senatori a prendere parte attivamente a decisioni così importanti e decisive per l’Italia, cominciano ad emergere letture più allarmistiche, riferite a possibili revisioni del contingente da assumere a partire dal nuovo anno scolastico, come solennemente promesso.
Insomma, la decisione di voler restituire la facoltà di decidere al supremo organo della democrazia rappresentativa, secondo i più, non sarebbe altro che un modo per passare la patata bollente, cercando così di aggirare i mille ostacoli che la materia porta con sé. Certamente, adesso è finito il tempo dei proclami e degli annunci ad effetto, ormai, parafrasando il “sommo poeta” che invocava le muse, ci viene spontaneo dire ad ogni singolo attore del teatrino della politica italiana: “qui si parrà la tua nobilitate”.
Intanto una voce assolutamente autorevole e molto sensata si è levata per richiamare esattamente i termini della questione. È quella del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza Vincenzo Spadafora, oggi a Torino per la quinta tappa del viaggio nell’Italia delle buone pratiche: “La scuola è una priorità del Paese, – ha affermato – per questo non vorrei che l’aver deciso di procedere con un disegno di legge anziché per decreto significasse che è considerato un tema meno urgente rispetto a quelli per i quali il governo ha proceduto speditamente. Vogliamo richiamare il governo – ha aggiunto – su quello che deve fare per favorire la nuova riforma della scuola, vediamo che in queste ore ci sono molte difficoltà. La scelta di concertazione è positiva, purché i tempi siano rapidi. Non vorrei che la decisione di dare spazio al Parlamento e alla democrazia da parte di un governo che finora ha spesso operato attraverso decreti nascondesse altri problemi, per esempio di fondi. In questo momento di crisi – ha concluso – le carenze di fondi sono note ma se è così è bene dirlo, servono certezze non solo per quanto riguarda gli insegnanti ma sull’intera riforma della Buona scuola”.
Pio G. Sangiovanni