Come volevasi dimostrare, i fautori della restaurazione delle Commissioni interne agli Esami di Stato, sono tornati alla carica esercitando una forte pressione nelle sedi politiche ed istituzionali, a cominciare dal passaggio della legge di Stabilità al Senato.
Si è espressa in tal senso l’on. Elena Centemero, responsabile Scuola e Università di Forza Italia, la quale ha sostenuto che se l’aula del Senato manterrà la previsione di nuovi criteri per la composizione delle commissioni degli esami di Stato, il cui emendamento è stato approvato alla Camera, sarà possibile arrivare a quel cambiamento auspicato da tempo dal suo partito.
“La previsione di commissari interni – ci ha tenuto a precisare la parlamentare forzista – è per noi innanzitutto una scelta didattica e pedagogica, e non risponde esclusivamente a criteri economici. Sottrarre l’esame di maturità ad una componente di “casualità” della composizione della commissione, consentendo la valutazione dell’intero percorso di studi dei ragazzi, di cui i docenti interni sono sicuramente a conoscenza, è un principio doveroso. Mi chiedo – ha aggiunto la deputata – perché la professionalità e la serietà dei docenti commissari interni debba essere ritenuta inferiore a quella dei docenti commissari esterni. Invitiamo, perciò, il governo a tenere conto della proposta di Forza Italia che va in favore della valorizzazione del merito e dell’impegno e a provvedere inoltre ad adeguare gli esami di Stato alla Riforma che è ormai a regime. Forse questo dovrebbe essere il primo pensiero della Ministra”.
Di fronte ad una simile presa di posizione non si possono non confermare tutte le riserve già espresse nel corso del dibattito intorno alla prima redazione della “Buona scuola”, e contenuta nell’articolo 28, poi cassato dal governo. Restaurare le commissioni interne, con la sola presenza di un presidente esterno, significa riportare gli esami di Stato conclusivi dei corsi di studi secondari, a quelle storture e paradossali contraddizioni già emerse nel passato e che furono la causa della suo superamento. Allora si accusò la scuola di essere diventata una fabbrica di diplomi senza valore e di favorire la corsa a quelle pratiche, da parte di certi istituti privati, che garantivano la certezza di conseguimento di un diploma semplificando cinque anni in uno.
Sembrano poi, del tutto fuorvianti le argomentazioni della Centemero sulla serietà e professionalità dei docenti interni che, a nostro avviso, non vengono assolutamente intaccate dal lavoro dei loro colleghi esterni, i quali sono altrettanto competenti e professionalmente integri. L’esame di Stato rappresenta, infatti, un momento di passaggio fondamentale che conclude un percorso di studio e di formazione ed apre le porte alla scelta universitaria e al mondo delle professioni; ed è proprio per questo che risulta fondamentale il fatto che lo studente si confronti con facce diverse e possa, in tal modo, percepire da subito che si apre per lui una pagina nuova e che una stagione della propria vita si è conclusa. Non avrebbe senso, pertanto, ripristinare un rito che faccia ripetere quanto già fatto insieme a docenti divenuti ormai familiari, nel corso dei vari anni di studio; tanto varrebbe a questo punto evitare queste lungaggini e concludere il tutto con gli scrutini finali conclusivi dell’anno scolastico, durante i quali, i docenti potrebbero tranquillamente certificare il lavoro svolto dai loro studenti durante l’intero percorso scolastico e rilasciare il diploma relativo. Si dirà che ciò non è possibile e che un simile diploma perderebbe il proprio valore legale. Ma, allora, che valore legale può avere un titolo acquisito affidandosi alla celebrazione di un rito, con il rischio di essere accusati di aver predisposto tutto prima di cominciare, con buona pace per la serietà e la professionalità dei docenti ? Se veramente si vuole rivedere la formula dell’esame di Stato, come già da più parti sollecitato, è necessario guardare avanti, alla ricerca di nuove e appropriate soluzioni, non riproporre le solite minestre riscaldate.
Pio G. Sangiovanni