4/8/2003
Riflessione di Maurizio Tiriticco sull’intervento
di Giuseppe Bertagna e Roberto Maragliano
apparso su “Reset” di gennaio 2003
Cari amici,
ho letto attentamente il vostro intervento su Reset e non posso che apprezzare il vostro autodafé (possiamo chiamarlo così?), la vostra dichiarazione di buona volontà bipartigiana e i vostri onesti intenti riformatori.
Una linea propositiva, però, ancora non emerge dal vostro scritto!
Ed allora, bipartigiani o no, vediamo se su alcuni principi di fondo possiamo dichiararci d’accordo. Provo ad enumerarli!
Dovremmo – e potremmo? Credo – bipartgianamente essere per:
a. un sistema di istruzione che si fondi sugli articoli 2 (questo mai citato in nessuna della carte normative neanche del passato! Eppure è un articolo importante!) e 3 (quest’ultimo va citato nella sua integrità senza togliere la parola “eguaglianza” né sostituirla artatamente con “giustizia”);
b. un sistema di istruzione pubblica laico e pluralista, che comunque si ponga come fine ultimo i principi costituzionali;
c. un asse culturale (pare che non se ne voglia o possa più parlare) storico-scientifico-civile che, ovviamente, non perda di vista la Comunicazione (lingue e linguaggi) le Tecnologie e – se volete – anche la terza I, intesa come Imprenditorialità, capacità di organizzarsi, autogovernarsi, orientarsi, autoapprendere!
d. l’accettazione convinta di alcuni principi di fondo indicati dal DPR 275/99: le istituzioni scolastiche che realizzano interventi di educazione, istruzione, formazione con tutto ciò che questi tre concetti comportano; diritto ad un apprendimento efficace, successo formativo garantito a tutti gli alunni;
e. una precisazione del concetto di diritto/dovere di istruzione per almeno 12 anni. Anche se nel linguaggio giuridico il concetto di diritto/dovere è entrato a pieno… diritto (sic!), sotto il profilo normativo-formale si deve fare l’opportuna distinzione! Un diritto è un diritto e un dovere è un dovere! E le norme che li definiscono in articoli e commi devono necessariamente essere diverse: tutto ciò per evitare equivoci! Un diritto si può esercitare o meno, ma ad un dovere non ci si può sottrarre;
f. un obbligo di istruzione (non scolastico come abitualmente e non correttamente si dice) decennale come indicato dalle Leggi 9/99 e 30/00 (per ora è… ancora – fino a quando? – di 9 anni!) e un obbligo formativo fino al 18° anno di età (Legge 144/99, art. 68);
g. un obbligo di istruzione decennale che si assolva (adempimento o proscioglimento, sempre nell’ottica del successo formativo) nel sistema di istruzione che è l’unico che consente di erogare quella istruzione di base necessaria oggi ed ancor più domani perché un alunno possa entrare preparato nel mondo degli ulteriori impegni, di studio e professionali.
“Appaiono davvero incomprensibili e controtendenza alcune recenti decisioni governative prese in Italia tendenti ad anticipare le scelte scolastico-professionali superiori dei giovani invece che ritardarle al fine di rafforzare le conoscenze di base” Nicola Cacace al convegno “Antinomie dell’educazione del XXI secolo”, Roma, 30 gennaio – 1 febbraio 2003
Se poi l’obbligo si compie con una scuola primaria più una secondaria di primo grado ed un biennio secondario di secondo grado o con soluzioni diverse, è, comunque, importante che si sviluppi lungo un curricolo verticale unitario, articolato anche in funzione orientativa negli ultimi due anni.
E dovremmo anche:
h. considerare e sottolineare che la legislazione esclusiva delle regioni sulla istruzione e formazione professionale costituisce l’enunciazione di un principio che non va e non può essere letto come un automatico passaggio degli istituti professionali alle regioni. Tutta l’istruzione professionale ha costruito, dal Progetto ’92 ad oggi – e ne sono stato testimone/artefice – un sistema di istruzione in cui, anche se con tanta fatica si è sempre riusciti a coniugare la formazione specialistica per la qualifica (di primo e secondo livello) con l’istruzione generale che giustificasse e integrasse la precedente e che conducesse lo studente anche all’esame di maturità e a studi ulteriori;
i. sottolineare che sarebbe improvvido dar vita hic et nunc a sistemi duali che in altri Paesi dell’UE vengono abbandonati (forse erano giustificati un tempo in forza di un avanzamento industriale accelerato, ma non lo sono più in relazione ad uno scenario occupazionale e professionale del tutto diverso);
l. adoperarci perché il sistema di istruzione e formazione professionale sia in grado di garantire percorsi ed obiettivi di elevato profilo e perché tra questo e il sistema di istruzione siano garantite tutte le integrazioni necessarie (passaggi di alunni in orizzontale e in verticale);
m. adoperarci perché l’alternanza formazione/lavoro riguardi sia il sistema di istruzione che il sistema di istruzione e formazione professionale, sempre in uno scenario di integrazione;
E dovremmo essere per:
n. un puntuale adempimento di quanto sancito dall’articolo 8 del DPR 275/99 che prevede:
– compiti del MIUR – indicare obiettivi generali (1), obiettivi specifici (2), discipline, monte ore annuali, criteri di flessibilità, indirizzi per la valutazione, standard di funzionamento;
– compiti delle istituzioni scolastiche autonome – declinare quanto sopra in obiettivi formativi (3) e curricoli. con una seria e complessiva attività di progettazione che conduce alla presentazione del POF al territorio;
o. una lettura attenta e relativa messa in opera di quanto sancito dal nuovo Titolo V della Costituzione e dal D. Lgs. 112/98.
Sarebbe anche il caso di:
p. sostenere la necessità di superare il concetto di classe di età, funzionale al passaggio da una classe ad un’altra, quindi alla promozione/ripetenza, in favore della istituzione di gruppi alunni costituiti secondo altri criteri (ritmi e stili di apprendimento, reali necessità di recupero, rinforzo, sollecitazione, integrazione, “sviluppo ed eccellenza”, sempre evitando pericolose omogeneità), gruppi che andrebbero di volta in volta ricostituiti pur rispettando una sorta di gruppo base;
q. sostenere il superamento della organizzazione degli insegnanti per orari di cattedra (di fatto ore di lezioni frontali) e dar luogo ad orari di servizio in cui si prevedano forme diverse di lavoro in aula e fuori dell’aula (com’è noto, la questione implica grossi risvolti di carattere normativo, salariale, sindacale, ecc…); implementare lo sviluppo di figure di sistema;
r. riconoscere che l’organizzazione per ore disciplinari frammentate e giustapposte urta drammaticamente contro atteggiamenti ed attese da parte degli alunni che sono assolutamente diverse rispetto a quelle di alcuni anni fa, in forza di tutta una serie di fenomeni socioantropologici, culturali, di costume, economici e politici che ben conosciamo;
s. riconoscere, quindi, che tutta l’organizzazione disciplinare dovrebbe essere rivisitata dai docenti in chiave di progettazione modulare, in forza della quale le discipline non costituiscono contenuti di apprendimento fini a se stessi, ma strumenti e occasioni di sviluppi/acquisizioni di paradigmi cognitivi personalizzati trasversali, in forza dei quali le conoscenze e le abilità sollecitano una progressiva acquisizione di competenze e capacità individuali; optare, cioè, per quella “scuola indisciplinata” di cui parla Maragliano;
t. riconoscere la necessità di una riqualificazione, se non di una vera e propria riconversione del profilo professionale degli insegnanti e dar luogo ad un conseguente sistema di formazione iniziale e continua in servizio.