Analisi & Commenti

APE onerosa, fermi tutti, non è una cosa buona

APE onerosa, fermi tutti, non è una cosa buona.

Cosa sono tutte queste invenzioni “opzione donna”, “anticipo pensionistico oneroso”, “APE,” se non un modo per legittimare la legge Fornero? Per ribadire che la peggiore legge europea e la più penalizzante non va toccata, in un Paese che ha il più alto tasso di disoccupazione giovanile, da oltre sei anni si consente un turn over dimezzato e condizioni ignobili per l’anticipo pensionistico che costringe anche chi non può sostenerlo a pagare un prezzo altissimo, malgrado l’età avanzata.

Si salva in questo panorama, l’APE social a costo zero, ma finanziata per metà rispetto alle domande già presentate. Tutto il resto va nella direzione del peggioramento.

Ma cos’è l’APE onerosa? Un prestito bancario camuffato che il governo Gentiloni, fotocopia del precedente, ha appena varato, spacciandolo ancora una volta per qualcosa di positivo per il quale vale la pena di fare propaganda elettorale e inneggiare alla classe politica tanto buona da venire incontro a quei poveretti di 64 anni di età. Anziani che hanno probabilmente già versato i loro quaranta anni di contributi previdenziali ogni mese e che dovranno avere ancora trattenute ulteriori rispetto alle tasse già esose per irpef e addizionali regionali e comunali per altri venti anni sulla pensione cui hanno diritto. Quali sono le condizioni annunciate? Può richiedere l’APE un lavoratore dipendente o autonomo che si trovi nelle condizioni di essere prossimo al traguardo della pensione e che abbia un’età minima di 63 anni e 7 mesi, oltre i 67 anni per chi pensa di richiederla nel 2018, obbligatorio per il personale della scuola, per effetto del perverso meccanismo dell’aspettativa di vita. Si potrebbe dunque andare in pensione tre anni prima o anche un anno prima. Rispetto a cosa questo cosiddetto “anticipo”? Rispetto ai criteri ignobili della legge Fornero, dunque rispetto ai due tipi di pensione previsti, quella di vecchiaia con i 67 anni di età e quella che, anche questa, chiamano vergognosamente “anticipata”, cioè i 42 anni di contributi per le donne e i 43 anni di contributi versati per gli uomini. L’uno e l’altro tipo di pensioni vigenti sono soggette al riconteggio infernale e periodico dell’aspettativa di vita che costringe ad inseguire un traguardo con l’asticella che viene continuamente spostata più in là.

Nel concreto l’APE onerosa, come abbiamo già accennato è un prestito bancario che avrebbe un costo del 30% almeno sul capitale per la sola assicurazione della vita e un tasso di interesse annuo del 2,75%, come dire che, se ci si aspetta una pensione mensile di 1500 euro netti questa sarà invece di 1000 euro fino all’estinzione del debito vantato e inventato da Inps e Stato. Naturalmente stiamo arrotondando ma questo è il criterio. Ci sarebbero le detrazioni fiscali, irrilevanti sui costi, niente sul capitale, quasi costo zero per lo Stato nel bilancio annuale che, come opzione donna, alla fine ci guadagna in una prospettiva pluriennale, zero per il bilancio Inps.

Ci sono voluti anni per partorire questo ennesimo furto dei contributi previdenziali, non c’era evidentemente convinzione, anche fra coloro che l’hanno pensato, che potesse esserci adesione massiccia e che la cosa, malgrado la propaganda, potesse rendere sul piano elettorale.

Un decreto firmato dal Presidente del Consiglio è bene sapere che non significa ancora niente di operativo e definito, non è escluso che dall’annuncio passino molti mesi per giungere a qualcosa di più chiaro e operativo. Serve la registrazione della Corte dei Conti, il parere del Consiglio di Stato e, soprattutto, un accordo con le banche e le assicurazioni che ancora non c’è. Sono nascoste insidie possibili come l’aumento del tasso di interesse, commissioni e orpelli imprevedibili. La versione definitiva sarà data da una circolare Inps.

Per la scuola si porrà il solito problema dell’anno scolastico e dell’anno solare. Non si hanno notizie della compatibilità dei quattro mesi figurativi che probabilmente verranno persi dal 1/9 al 31/12. Non si potrà fare domanda se non per il 1 settembre 2017 o gennaio 2018 a partire dall’anno scolastico 2107/2018, ma anche su questo non c’è certezza. Se ci soffermiamo sulla scuola, dove opzione donna del tutto contributivo, purtroppo, ha trovato terreno fertile, è come dire addio allo svecchiamento necessario, ad ogni ipotesi di scivolo e di riconoscimento di professione usurante che spetterebbe naturalmente anche a tante altre categorie. Rimaniamo la classe docente più anziana d’Europa e un milione di giovani e preparatissimi precari rimangono fuori dalla possibilità di insegnamento. Insomma non c’è proprio da gioire se non si mette mano seriamente alla riforma Fornero nell’unico modo possibile e compatibile con i conti dello Stato e dell’Inps, cioè la quota 100 o i 40 anni di contributi che rappresentano una vita di lavoro.

Si finisca di fare terrorismo sui conti previdenziali, di dare ulteriori preoccupazioni ai giovani con l’altra grande invenzione demagogica della pensione minima fra venti anni, proiezioni volutamente pessimistiche e agli stessi pensionati, minacciati su quel poco che prendono, a contrapporre giovani e anziani, padri e figli. Ci sia maggiore trasparenza nel bilancio Inps separato dall’assistenza, dalle pensioni d’oro e d’argento, dai privilegi che sono estranei ai lavoratori. Ai lavoratori ancora in servizio nella scuola e nel pubblico impiego, nelle imprese private o autonomi bisogna dire la verità, non mentire ai giovani che non possono sottomettersi a previsioni con variabili di comodo somministrate tutti i giorni da giornali e tv compiacenti.

Per ritornare all’APE onerosa e chiudere per il momento il discorso, si sappia che si tratterà di un prestito bancario da contrarre e pagare in età senile, non ci sono condizioni definite e chiare, non c’è da fare nessuna domanda o prendere nessuna decisione.

Ai colleghi della scuola in particolare, già in pieno anno scolastico in corso, seguite con la necessaria diffidenza sapendo che non è questa la soluzione per una scuola più giovane ed efficiente. La legge Fornero va rivista e resa più umana, nell’interesse di tutti. Si spera nel prossimo Parlamento e nel prossimo governo e si vada, se possibile, oltre la speranza attivandosi anche con il Sindacato, la Politica con la P maiuscola e le Associazioni, per un Paese migliore.

Salvatore Salerno – Coordinatore nazionale settore previdenza – AND

 

Per info

APE sociale sito INPS

APE sociale sito Governo

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