“Le parole hanno il potere di distruggere e di creare.”
(Buddha)
Il caso di Prato, di asseriti atti sessuali di una donna di 35 anni con un ragazzo di 15 anni al quale impartiva lezioni private, è servito, ancora una volta, per gettare discredito sulla scuola e sui docenti. È stato sufficiente il collegamento con l’attività di insegnamento per dare la stura a titoli giornalistici che, in modo non tanto velato, hanno insinuato che la donna fosse un’insegnante della scuola italiana, mentre, in realtà, si tratta di una persona “che lavora nel settore sanitario e che si occupa di ripetizioni nel tempo libero”.
Un brutto modo di “fare informazione”, un grave danno all’immagine della nostra martoriata scuola e alla dignità dei docenti!
Invitiamo i direttori responsabili delle testate che hanno trattato la vicenda di voler chiarire all’opinione pubblica che non si tratta di un’insegnante della scuola e di voler fare ammenda affinchè tali scorrette e spiacevoli rappresentazioni non abbiano a ripetersi, anche a tutela della credibilità dell’informazione.