
L’EDITORIALE.
L’ordinanza N. 78 del 25/07/2025 del sindaco del Comune di Praia a Mare (Cs), che ha fatto e sta facendo ancora discutere, sicuramente ci dà la misura del duplice fallimento socio-educativo del ruolo genitoriale nella società di questo primo quarto di secolo del terzo millennio: un fallimento verso i propri figli adolescenti, nel riuscire ad impostare un progetto educativo basato su regole di buonsenso e buone pratiche; un altrettanto clamoroso disastro in quanto genitori, rivelatisi fragili e insofferenti ad assumere fino in fondo la responsabilità e il compito etico, sociale e giuridico di orientare la crescita umana dei propri figli fondandola sui principi del rispetto di sé e degli altri, oltre che del decoro del patrimonio e dei beni comuni del contesto ambientale in cui si vive.
Non potrebbero essere diverse le conclusioni da trarre di fronte a un provvedimento che è innanzitutto un richiamo all’ordine e alle regole basilari e del tutto ovvie, che i cosiddetti adulti investiti della potestà genitoriale o di tutela dei minori, sono tenuti a rispettare secondo il sistema delle norme che regolano la civile convivenza e lo Stato di diritto. Massimo Recalcati, con un’espressione molto efficace, descrive le profonde contraddizioni e lacerazioni attuali parlando di un “tempo dell’evaporazione del padre” e degli adulti più in generale, un tempo in cui “il narcisismo dei figli dipende dal narcisismo dei genitori”.
Un’ordinanza che basa i suoi presupposti di contingibilità e urgenza proprio sulla necessità di scongiurare il verificarsi di fatti e comportamenti che degenerano in fenomeni di devianza e veri e propri reati, pericolosi per sé stessi, per tutti coloro che si trovano accanto e dei beni comuni che hanno come primaria funzione, quella di rendere ospitale e decoroso un luogo che è innanzitutto un bene pubblico.
Un provvedimento di buonsenso, dunque, quasi una estrema ratio. Sicuramente sono stati in molti a pensarlo, sulla base di un ragionamento che, come riportato nelle motivazioni che precedono il dispositivo vero e proprio dell’ordinanza, è assolutamente fondato su solidi riferimenti normativi sotto tutti i profili. Tuttavia è giusto e necessario non fermarsi all’applicazione della legge, dettata dalle oggettive contingenze ed emergenze, bisogna invece andare oltre considerando questo documento come una base di partenza, un’occasione per giungere al cuore del problema e che accomuna in un’unica sorte sia i “minori non accompagnati”, che i loro genitori e tutori legali. I primi vengono colpiti in prima battuta, anche se a pagare in solido sono invece i secondi.
Ma ci sono anche altre vittime innocenti, e sono tanti, forse la maggioranza, in tutto questo turbinio di norme che si inseguono e si completano, precisandosi organicamente: sono i minori, gli adolescenti che, come si suol dire, “si comportano bene”, non schiamazzano, non molestano, non commettono atti vandalici, rispettano il patrimonio bene comune e, in una parola, si dedicano alle buone pratiche. Sono adolescenti che rispettano le regole e le “raccomandazioni” dei genitori, si fidano gli uni degli altri e i primi sanno che i secondi “ci sono” sempre.
Se non ci si ferma alla prima applicazione della norma per ragioni di pubblica sicurezza e allo scontato plauso dei più, allora ci si renderà conto che siamo di fronte a dinamiche più complesse che necessitano di un ulteriore passo nel processo sanzionatorio di una colpa, che tenga conto del fatto che non bisogna limitarsi alla legittima e giustificata logica del divieto, ma che accanto ad esso e probabilmente prima di esso, si attivino forme ed azioni di prevenzione che cerchino di scongiurare il problema alla radice, facendo semplicemente in modo che certi atteggiamenti e comportamenti abominevoli e aberranti, non si verifichino o si riducano a poche eccezioni, grazie all’azione positiva di genitori che fanno fino in fondo il proprio dovere, con “dritte” inequivocabili e, soprattutto, comportamenti esemplari, evitando di tentare, goffamente, di fare concorrenza ai propri figli nella corsa alla ricerca di forme narcisistiche di piacere.
E la scuola? Naturalmente questo è anche il campo specifico dell’azione didattico-educativa dell’istituzione scolastica e della funzione docente. Ma, affinché il suo intervento sia veramente efficace e risolutivo, è necessario che i “padri” tornino ad essere tali e smettano di essere sindacalisti ad oltranza dei propri figli, anche quando vorrebbero difendere l’indifendibile; si ristabilisca, in sostanza, quella alleanza feconda che punti ad un comune e nobile obiettivo: il bene e la crescita equilibrata, umana e socio-culturale dei figli. Un processo virtuoso che, nel rispetto delle funzioni e compiti di ciascuno, coinvolga in una fiduciosa collaborazione tutti i soggetti presenti su un territorio, dalle Istituzioni di governo, alle realtà associative e del volontariato, alle tante “agenzie” che, a vario titolo, si occupano di formazione, aggregazione, promozione e valorizzazione del tempo libero.
La strada è lunga e in salita. Ma è l’unica e bisogna percorrerla!