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L’EDITORIALE. La scuola come palestra di pluralismo, libertà di opinione e formazione del pensiero critico

A proposito della nota ministeriale avente per oggetto "manifestazioni ed eventi pubblici all’interno delle istituzioni scolastiche"

L’EDITORIALE DELLA DOMENICA*.

Le scorse settimane il Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del Ministero dell’Istruzione e del Merito ha inviato ai Dirigenti scolastici delle scuole statali e ai Coordinatori didattici delle scuole paritarie la nota 5836/2025 avente per oggetto “manifestazioni ed eventi pubblici all’interno delle istituzioni scolastiche”. Questo documento è stato letto e interpretato nei modi più vari e a volte originali. Alcuni hanno individuato nella nota una vera e propria svolta che avrebbe finalmente riportato le istituzioni scolastiche al rigoroso rispetto di regole e principi di imparzialità ed equilibrio nella rappresentazione della realtà con riferimento, nello specifico, a “manifestazioni ed eventi pubblici di vario tipo aventi ad oggetto tematiche spesso di ampia rilevanza politica e sociale“.

I toni di qualche commentatore non esitavano ad utilizzare con enfasi espressioni dal sapore liberatorio che salutavano la fine di pratiche di “indottrinamento ideologico” diventate fenomeno di diffuso malcostume storicamente presente nelle scuole del Bel paese. Una lettura, quella sì ideologica, che sembra alquanto forzata poiché spara indistintamente nel mucchio o, se si vuole richiamare una espressione altrettanto emblematica, fa di tutta l’erba un fascio e, cosa ancor più grave, non rende onore e merito ai tanti (la stragrande maggioranza di docenti e dirigenti scolastici) che le norme richiamate nella nota ministeriale le rispettano con grande senso di responsabilità e dedizione, nell’esclusivo interesse della “comunità educante” ed in primis, degli studenti.

Del resto la nota MIM, ha voluto ricordare a tutti coloro che si riconoscono legittimamente in idee politiche riconducibili ai diversi schieramenti presenti nello scenario nazionale o internazionale, la cornice normativa nella quale si deve svolgere e dev’essere modulata l’azione didattico-educativa delle istituzioni scolastiche. E cioè:
 l’articolo 1, comma 1, della Legge 20 agosto 2019 n. 92 stabilisce che “l’educazione civica contribuisce a formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale, economica e sociale delle comunità”.
Il successivo articolo 4 prevede, in particolare, che l’insegnamento di educazione civica debba contribuire alla conoscenza dei contenuti della nostra Costituzione al fine di “sviluppare competenze ispirate ai valori della responsabilità, della legalità, della partecipazione e della solidarietà”.
♦Concetti ribaditi nelle vigenti Linee guida che stabiliscono che “l’educazione civica favorisce il riconoscimento di valori e comportamenti coerenti con la Costituzione attraverso il dialogo e il rispetto reciproco, volti a incoraggiare un pensiero critico personale, aperto e costruttivo, in un percorso formativo che, coinvolgendo la persona nella sua interezza e unitarietà, inizia dall’infanzia e prosegue lungo tutto l’arco della vita”.

Ci sono anche coloro che invece considerano la nota del tutto superflua in quanto le raccomandazioni in essa contenute erano da sempre prassi normale nella quotidiana gestione di tutte le funzioni connesse con il ruolo ricoperto nel mondo scolastico. Tuttavia un’opinione condivisa ritiene la decisione assunta comunque importante, in considerazione del fatto che a volte si rischia di dare troppe cose per scontato correndo il rischio di dimenticarle del tutto o, almeno, farle passare in secondo piano, in una sorta di appendice opzionale, per cui il vecchio adagio latino del repetita iuvant non cade sicuramente a sproposito.

L’unico dubbio abbastanza fondato resta quello di chi paventa il fondato rischio che si inneschi un un clima asfissiante di diffidenze che abbia un effetto auto-censurante, con la prevedibile riduzione drastica delle occasioni importantissime di effettivo dialogo e confronto sereno fra posizioni diverse. In ogni caso resta pacifico il fatto che nell’ambito dell’autonomia loro riconosciuta, le istituzioni scolastiche nell’organizzazione e lo svolgimento di manifestazioni ed eventi pubblici su temi di rilevanza politica e sociale, prevedano la presenza di ospiti ed esperti di specifica competenza e autorevolezza, operando in modo da assicurare il pieno rispetto dei principi del pluralismo e della libertà di opinione e garantire, in ogni caso, il dialogo costruttivo e la formazione del pensiero critico.

Pienamente condivisibile è anche la preoccupazione di affermare una differenziazione e un modello alternativo rispetto a quello che potremmo indicare come il nuovo “regno dei cattivi maestri“, il mondo dei social media, in cui domina la logica della mera contrapposizione. Resta, infatti, prioritario che gli studenti, attraverso le occasioni di incontro, vengano educati a saper cogliere la complessità della realtà che li circonda, acquisendo i valori fondamentali del dibattito democratico e della libertà di espressione.

*Pio G. Sangiovanni – Presidente Nazionale AND

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