
di PIO G. SANGIOVANNI*.
Gli episodi di bullismo che balzano agli onori della cronaca locale e nazionale, rappresentano soltanto la punta dell’iceberg di un vero e proprio stillicidio quotidiano, fatto di episodi che restano quasi sempre sotto traccia, a causa della ritrosia e il pudore delle vittime, ma anche per la tendenza, certamente deplorevole, da parte di famiglie e scuole, a cominciare dalla dirigenza e relativo “management”, a tenere il più possibile nascosto ogni singolo episodio, imponendo a volte la consegna del silenzio a tutto il personale scolastico, per non incorrere in richiami e sotto minaccia di improbabili sanzioni disciplinari.
Una prassi consolidata che, certamente, non depone bene per l’immagine, l’autorevolezza e rispettabilità delle istituzioni scolastiche e la loro specifica funzione educativa che dev’essere invece sempre ispirata a comportamenti esemplari, all’insegna di trasparenza e rigore, anche nell’applicazione della normativa prevista, molto chiara in proposito. Atteggiamenti, laddove si verificano, più che mai censurabili e contrari alle più elementari regole deontologiche e gestionali delle organizzazioni socio-educative pubbliche e private, che pongono al centro delle loro finalità la formazione dell’individuo, i suoi diritti, la dignità e la libertà personale.
Una normativa, quella del contrasto al bullismo e cyberbullismo, che si è evoluta a partire dalla Legge 71/2017 che ha introdotto misure preventive ed educative per il contrasto del cyberbullismo, ha previsto l’istituzione di un docente referente in ogni istituto, un tavolo tecnico ministeriale, fino alla Legge 70/2024 e D.Lgs. 99/2025 che ha esteso le misure di prevenzione e tutela anche al bullismo tradizionale a scuola, rendendo obbligatoria l’adozione di un codice interno per la prevenzione e il contrasto di bullismo e cyberbullismo, ha introdotto il servizio di supporto psicologico per gli studenti, sottolineando l’obbligo per i dirigenti scolastici di informare tempestivamente i genitori e ha previsto interventi rieducativi, con possibilità di affidamento temporaneo a comunità educative in casi gravi.
È superfluo sottolineare, dunque, che vi sono norme molto puntuali che non lasciano alcuno spazio ad incertezze o alibi ai dirigenti scolastici e al sistema scuola più in generale. A maggior ragione riteniamo che nel momento in cui si viene a conoscenza di accadimenti riconducibili al fenomeno del bullismo, la prima cosa da evitare è quella di farsi prendere dal panico o, peggio, abbandonarsi a comportamenti omertosi che tendono a coprire e nascondere il problema, danneggiando innanzitutto la vittima, costretta a subire l’onta della vergogna e dell’isolamento, additato come elemento di scandalo, addirittura causa del problema e non vittima innocente di eventi traumatici che rischiano di travolgerlo inesorabilmente.
Bisogna, al contrario, che l’istituzione scolastica, nel rigoroso rispetto della normativa brevemente richiamata dianzi, dia risposte ferme, certe e serie, che aprano la via ad una condivisione consapevole e responsabile, capace di assumere su di sé il problema, facendolo diventare occasione collettiva di riflessione, approfondimento e confronto, tale da innescare meccanismi di maturazione e crescita, consapevolezza e assunzione di responsabilità a tutti i livelli.
Una risposta improntata ad atteggiamenti corretti ed equilibrati è il modo migliore per creare le condizioni di superamento della logica dell’emergenza, che purtroppo trasforma ogni singolo caso e le sue dinamiche scatenanti, in un fatto di cronaca in cui prevale la ricerca morbosa e caotica di dettagli e aspetti che non hanno niente a che vedere con il comportamento maturo e obiettivo di chi vuole comprendere un fenomeno di per sé molto complesso. Una deriva pericolosa e incontrollata che vede prevalere forme istintuali primordiali preludio di gogne mediatiche nelle quali, come in una giostra, vittime e carnefici si ritrovano ad essere allo stesso modo coinvolti.
L’Associazione Nazionale Docenti è consapevole che l’unica via praticabile per costruire un clima positivo, di confronto sereno e costruttivo, è il dialogo aperto, senza pregiudizi o discriminazioni per fare in modo che la Scuola sia davvero una “comunità educante e democratica, un luogo accogliente e inclusivo, nel quale prevalga la professionalità, l’equilibrio, il rispetto della legge, a garanzia dei diritti di tutti e contro ogni forma di prevaricazione.
Presidente Nazionale AND




