Sembra che con queste parole chiave il Ministro Giannini abbia “presentato” il prossimo Concorso a cattedra che, sembra sempre, costerà alla collettività ben cinque milioni di euro, per sostenere le spese preliminari.
Certo, non basterebbero a stabilizzare le migliaia di precari della scuola che, in virtù delle Normativa europea contro lo sfruttamento del precariato dovrebbero essere stabilizzati ma troppi, in un clima di austerità nel quale è costretta l’Italia, dopo decenni di corruzione e clientelismi. Troppi e inutili, dal momento che il concorso servirebbe a stabilizzare docenti, non a valutarli come il Ministero e il Governo continuano a sostenere, perché rivolto unicamente a personale scolastico stravalutato e già in servizio.
E’ necessario che il Paese lo sappia ma, al di là di poche associazioni di categoria che denunciano questa insensata manovra politica, nessuno ne parla. A comodo, Governo e maggioranza hanno richiamato la Costituzione a sostegno di questo inutile concorso, una Costituzione calpestata e ribaltata sempre a comodo, come dimostrano gli atti che un Governo illegittimo, sostenuto da un Parlamento illegittimo, continua ad emanare. “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana […].” Così recita l’Articolo 3 della nostra Carta Costituzionale…
Non vogliamo dare lezioni di Diritto a nessuno ma abbiamo assistito a troppe letture arbitrarie e distorte, a troppe manipolazioni della realtà, per restare indifferenti. Ci siamo persino sentiti dire che il parametro dei tre anni, quello stabilito dalla Normativa Europea contro lo sfruttamento del precariato è stato “scoperto”, “inventato” da avvocati senza scrupoli che lucrano sui precari con i ricorsi, da sedicenti politici e legislatori. Sedicenti, sì, perché un’affermazione di questo tipo da chi pretende di governare e legiferare in un Paese europeo è inaccettabile, soprattutto perché proprio il parametro dei tre anni è stato richiamato per varare i percorsi abilitanti riservati al personale scolastico con pluriennale esperienza, attinto impropriamente da una normativa europea chiarissima e inequivocabile che ogni cittadino sa richiamare in modo più pertinente e corretto.
Non possiamo accettare inerti le vessazioni e il discredito subiti dalla categoria dei precari della scuola, troppe volte attaccati e mortificati, dipinti all’opinione pubblica come abusivi, quando la condizione di precario è quanto di più mortificante possa esistere sia professionalmente che umanamente. Una piaga sociale, quella del precariato, alla quale i Governi che si sono succeduti hanno contribuito, nel silenzio assordante dei sindacati, complice la mistificazione mediatica operata a sostegno delle politiche scriteriate del Governo.
In questo contesto, rimozione degli ostacoli che impediscono lo sviluppo della persona, diritto alla formazione, oggi risuonano come principi anacronistici e desueti perché lo Stato ci ha abituato ad un abbandono cronico, condizione in cui ognuno, senza una logica politica veramente orientata alla qualità, ha cercato di arrangiarsi e di non affogare, accettando di tutto, persino il precariato strutturale.
Ma il danno sociale, forse irreversibile, è altissimo, perché ha presentato un enorme segmento di personale scolastico, decine di migliaia di persone che contribuiscono ogni giorno a istruire, formare, valutare, far crescere civilmente centinaia di migliaia di studenti, come un fenomeno autogenerato, disconosciuto dall’Amministrazione che attribuisce loro un ruolo, un contratto, un potere e persino una casella di posta elettronica “istituzionale”, dove recapitare anche proposte di corsi a pagamento per prepararsi al concorso.
Gli insegnanti di II e III fascia delle graduatorie d’istituto, quindi, diventano prateria dalla quale attingere per finanziare Diplomi, Corsi di laurea, TFA, PAS, corsi e “corsetti” che evidentemente rilasciano carta straccia se poi serve un Concorso per valutarli per l’ennesima volta. E ciò che è peggio che non saranno “valutati” tutti i docenti, perché la III fascia di istituto, comunemente utilizzata per garantire il regolare servizio scolastico, sarà esclusa dal concorso ed è costretta a mendicare l’attuazione di un diritto, quello alla formazione, chiedendo percorsi abilitanti a pagamento. Con il previsto concorso, quindi, si consumerà l’ennesimo atto discriminatorio tra persone equivalenti nel ruolo e nei titoli, in piena contraddizione con i principi costituzionali precedentemente richiamati.
Difficile non indignarsi, ma per indignarsi bisogna sapere… Non smetteremo mai di denunciare tutto questo, anche quando saremo costretti a subire le ennesime umiliazioni che Miur e Governo ci hanno riservato, nascoste in parole chiave che, tranne per l’inglese, non hanno nulla a che vedere con qualità e merito. Ed anche su questo come “parametro” avremmo da dire…
Valeria Bruccola