07/04/2003
fra la Prof. Antonia Belletti e il Direttore del nostro Centro Studi
Pubblichiamo un breve dialogo epistolare intercorso fra la Prof. Antonia Belletti e il Direttore del nostro Centro Studi. Pensiamo, e lo diciamo con amarezza, che le situazioni qui descritte siano assai diffuse…
Prof. di storia, rivolta a una candidata «vedo che hai portato la Seconda Guerra Mondiale; chi erano gli alleati della Germania?»
La candidata fa un sorriso ebete e tace
Prof. di filosofia «ti dice niente l’asse Roma – Berlino?»
La candidata ripete il sorriso ebete e tace.
Prof. di filosofia «è evidente che è emozionata perché se Berlino è in Germania, Roma…….»
Candidata, improvvisamente illuminata «ah!! allora è l’Italia!!!!»
Prof. di storia «brava, è l’Italia! e l’altro Paese alleato?»
La candidata tace.
Prof. di storia «hanno buttato una certa bomba….. (momento di attesa senza esito) Hiroshima e Nagasaki, ti dicono niente?»
La candidata ci prova «non mi sembrano nomi italiani»
La commissione si affloscia su tanto scempio….l’abbiamo portata fino in quinta la vogliamo bocciare proprio adesso? No, per carità, e con un sessanta la candidata ha preso il volo.
Sarà colpa di Berlinguer o della Moratti? Ma noi dove eravamo mentre si faceva cotanto scempio della scuola italiana?
Antonia Belletti
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Cara Belletti,
mi meraviglio. A quale scempio ti riferisci? Alla banalità che molti studenti non conoscono dei fatti e non possiedono delle nozioni? Ancora con questa stanca lamentazione? Non lo sai che insegnare e apprendere dei contenuti sono -da tempo- attività assolutamente secondarie e poco praticate nelle nostre scuole? E direi anche con piena ragione. In tutto, infatti c’è una scala di priorità e compiere delle scelte appare inevitabile. Ti chiedi dove eravamo noi? Eravamo a orientare, socializzare, accudire, farstarbene, fare prove di sicurezza, gitare, accogliere, assistere, rimuovere ostacoli, portfoliare, progettarequalità, poffare, riunire, grigliare, laboratoriare, riempiremoduli, funzioni obiettivare, monitorare…trasformare la scuola in una grande, colorita e triste Disneyland, in un supermercato nel quale il cliente ha sempre ragione. E tu pretendi che rimanga tempo -a noi e agli studenti- per leggere libri, per pensare, per studiare? Quelli che ancora lo fanno, o almeno tentano, si vergognano come ladri, si nascondono come clandestini, tramano come rivoluzionari…
Alberto Giovanni Biuso
(2 luglio 2003)