da Redazione
Tratto da Roars.it, articolo del 2 luglio 2021
“Siamo alla terza ed ultima parte della nostra analisi delle riforme scolastiche previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dalle nuove Linee programmatiche del Ministero dell’Istruzione. Approfondiremo, qui, il nuovo ruolo che la valutazione centralizzata e standardizzata operata dall’istituto INVALSI sarà destinato ad assolvere. E cioè il ruolo di strumento di regolazione e misurazione di quelli che potremmo definire livelli essenziali di apprendimento di ciascuno studente, attraverso cui si intende trasformare radicalmente l’assetto istituzionale del nostro sistema di istruzione. Da una parte, infatti, il PNRR prevede per l’INVALSI nuovi compiti legati alla formazione e alla carriera professionale dei futuri docenti, anche attraverso la gestione della Scuola di Alta Formazione; dall’altra, le valutazioni standardizzate dei test INVALSI, che la prima bozza del PNRR – Draghi intendeva esplicitamente ”rendere obbligatori”, diventeranno lo standard di apprendimento in campo educativo sulla base del quale stabilire la qualità delle scuole, per poi procedere con interventi specifici per gli istituti risultati inefficaci. Avanziamo allora un’ipotesi: tali interventi, nel solco delle politiche neoliberali attuate da decenni, non consisteranno certo nel dare di più a chi ha di meno, in termini di risorse e infrastrutture materiali, umane o culturali. I quadri di riferimento INVALSI e gli esiti nei test INVALSI diventeranno la cornice e lo standard della Didattica e della Valutazione di stato, in funzione dei quali commissariare o premiare le scuole. Consentiranno di definire quei livelli essenziali di prestazione in materia di istruzione, i LEP, rilevanti per la determinazione dei costi e fabbisogni standard con cui la politica potrà portare a compimento il processo di federalismo scolastico da tempo auspicato, che rappresenta il cuore della nuova stagione autonomistica, inaugurata paradossalmente proprio nella fase dell’emergenza pandemica e in nome della lotta alle disuguaglianze territoriali. Una stagione che dai patti educativi di comunità ci condurrà dritti alla scuola delle autonomie differenziate.”