Recensioni

Alarico. Barbaro, cittadino romano e cristiano

di Amerigo Giuseppe Rota

Nella giornata del 16 aprile ho postato su facebook la notizia dell’imminente pubblicazione del mio libro dal titolo: Alarico. Barbaro, cittadino romano e cristiano della Rossini Editore (prevista per il 13 maggio c.a.), che ringrazio per la fiducia, riscontrando grande interesse tra amici, conoscenti e appassionati di storia e di archeologia. Con grande soddisfazione ho accolto gli apprezzamenti in quanto confermano il giusto interesse che la collettività riserva alla cultura essendo anche la stessa una concreta opportunità di sviluppo per i calabresi nella prospettiva di una adeguata promozione del relativo brand oltre ad immaginare cosa, di molto positivo per la collettività, potrebbe accadere a seguito dell’eventuale scoperta della tomba.

L’idea del libro è successiva a quello della ricerca della camera sepolcrale alla quale ho dedicato tanto tempo in oltre 20 anni di studio e di ricerca. Approfondendo la storia di Alarico e del suo popolo ho cambiato nettamente opinione sui cosiddetti barbari, convinzione purtroppo comune per chi non approfondisce adeguatamente l’argomento ed è proprio quello che è stato fatto nel libro che prossimamente presenterò alla collettività, pandemia permettendo.

Nel volume si illustra la storia del re e del suo popolo che a torto è stato da alcuni definito come un barbaro sanguinario e crudele anzi, le testimonianze tramandate da uomini illustri del tempo (Olimpiodoro di Tebe, Sant’Agostino, Orosio e da tanti altri) dicono tutt’altro definendolo come persona mite, riflessiva e profondamente orientato verso una concreta integrazione col popolo romano essendo anche lui stesso cittadino romano conosciuto col nome di Flavius Alaricus. Altro che, barbaro impulsivo dedito alla distruzione e alla devastazione!

libro rota

In quanto formato anche alla paideia ellenistico romana e cristiano convinto fanno di lui un perfetto precursore dell’uomo occidentale al pari di tantissimi altri barbari romanizzati. In sostanza la storia del personaggio somiglia molto anche alla storia di molti di noi.  La sua fu un’esistenza interessata da episodi di razzismo, frequenti nello sterminato territorio dell’Impero romano del IV e del V secolo e da fenomeni d’immigrazioni di massa che, nel corso dei secoli e a tutte le latitudini, si ripropongono a riconferma della visione vichiana della storia (corsi e ricorsi storici).

Il libro, destinato a un ampio pubblico, offre su alcuni avvenimenti storici diversi spunti di riflessione supportati da specifici riferimenti bibliografici che rovesciano le più comuni opinioni (topoi) riguardo ai caratteri salienti dei barbari: una connotazione sociale che, oggi come allora, si tende ad attribuire agli stranieri –specialmente africani- che, a causa della prossimità geografica e a seguito di carestie e di gravi instabilità politiche, sempre più numerosi s’inseriscono nel nostro tessuto sociale.

Un altro aspetto interessante del personaggio, che le istituzioni tutte farebbero bene a prendere in seria considerazione, è la rilevanza economica che la sua figura e il suo culto potrebbero essere in grado di generare in un’ottica di promozione turistica. 

Gli ingredienti per raggiungere tale obiettivo ci sono tutti:

  • Alarico è un personaggio storico di grande interesse;
  • un affascinante alone di mistero aleggia, da secoli, attorno al leggendario tesoro che sarebbe custodito nella sua tomba;
  • la splendida ballata di Von Platen tradotta da Giosuè Carducci contribuisce a renderne eterna la memoria e il fascino.

Nel testo si riporta, in un capitolo specifico, puntuali notizie storiche relative a preziosi reperti e gioielli sicuramente depredati da Roma a quei tempi (410 d.C.) dai Visigoti alcuni dei quali, molto probabilmente, sistemati proprio nella tomba del sovrano. Vista la fede cristiana del nobile goto oggetti preziosi come la menorah, il candelabro a sette bracci degli israeliti depredato da Tito in Gerusalemme (nel Tempio di Salomone) nel 70 d.C. potrebbe essere stato deposto nella sua tomba quale elemento di spicco del favoloso corredo funebre che ha reso, ancor più leggendaria, la sua memoria sempre più avvolta da una misteriosa aurea.

Al capitolo dieci accenno alla ricerca geoarcheologica in corso di svolgimento e riporto un sito (mai indicato da alcuno in passato) tra dieci individuati, che potrebbe ospitare la tomba segreta dei Visigoti in quanto collima in un modo davvero molto sorprendente con il vero sito di sepoltura descritto da Jordanes nella Getica (550 d.C. circa) che rappresenta la principale, se non l’unica, fonte storica di riferimento.

Infine non potevo non rimarcare il risvolto pedagogico del racconto vista anche la mia formazione cristiana che mi ha fortemente stimolato in tal senso.

La storia insegna che i veri barbari sono coloro che pongono barriere di tutti i tipi alla completa integrazione tra le popolazioni di diversa etnia che, nel rispetto delle differenti tradizioni e culture, possono positivamente convivere in un’unica comunità arricchendosi reciprocamente delle diversità dell’altro.

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