di Lucio Ficara
Da qualche giorno, su diverse testate specializzate, si ipotizza il blocco della mobilità territoriale e di quella professionale.
Se questo trovasse conferma significherebbe che migliaia di docenti dovrebbero continuare a lavorare a centinaia di chilometri dalle loro famiglie, pur in presenza di posti liberi nei comuni ove le stesse risiedono.
A quanto pare, una certa politica, e anche una certa informazione, auspicherebbero un blocco della mobilità, sullo stile dei vincolati quinquennali, esteso per tutti i docenti e per tutto il personale Ata.
Da una parte ci sarebbero i tifosi della “chiamata diretta” che vorrebbero un blocco della mobilità, anche quella annuale, per dare ai dirigenti scolastici la possibilità nei prossimi mesi di nominare sui tantissimi posti disponibili e vacanti attraverso chiamata diretta. Dall’altra parte i tifosi dei concorsi che gridano al complotto per un accordo “nelle segrete stanze” tra Ministro dell’Istruzione e sindacati, in cui si baratta la mobilità dei docenti di ruolo per una partita di assunzioni con graduatorie redatte per titoli e servizi.
La verità della mobilità 2021/2022, a mio giudizio, al netto dell’ombrosa presenza dei sostenitori della chiamata diretta e di quelli della selezione dura e pura per l’inserimento in ruolo e anche di coloro che pretendono la continuità didattica per gli studenti, è molto semplice: “Nella settimana entrante, oltre che celebrare la Passione di Cristo, ci sarà la pubblicazione dell’Ordinanza Ministeriale sulla mobilità”.