La senatrice Granato, non vota la fiducia e si dimette da capogruppo in Commissione Istruzione e Cultura
“Dividon i servi, dividon gli armenti, si posano insieme sui campi cruenti di un volgo disperso che nome non ha”.
Questi tre versi, tratti dall’Adelchi di A. Manzoni, descrivono perfettamente la situazione politica dell’Italia di oggi.
Un governo con tutti dentro, nato da congiure di palazzo che hanno causato la fine del mandato del Presidente Conte, ordite per tradire il mandato popolare conferito al Movimento 5 Stelle attraverso oltre il 30% dei consensi ottenuti il 4 marzo 2018, non mi rappresenta e non avrà il mio sostegno.
Una Repubblica democratica, per definirsi tale, non ha bisogno solo di una maggioranza che lavori a senso unico nella totale acquiescenza di tutti i media ma ha bisogno, pure, di chi eserciti un’opposizione vigile, seria, attenta, nell’interesse della collettività e dei cittadini. Incompatibilità elettive con troppi attori politici all’interno del nuovo esecutivo, antitetici rispetto ai valori che ci hanno sempre contraddistinti, sono un ostacolo per me insormontabile alla fiducia, non ne faccio mistero.
A quanto pare, invece, quasi tutti i partiti politici hanno inteso far parte di questo esecutivo “per senso di responsabilità”, dicono… non, magari per gestire “attivamente” le risorse, a debito, che derivano dai numerosi scostamenti di bilancio, che si stanno varando per la pandemia in corso, o dal Recovery Fund.
Ho deciso, in coerenza con il pensiero, di rispondere all’appello di un consistente gruppo di attivisti del Movimento 5 Stelle, che sono in riunione da due giorni senza sosta per non farci mancare il conforto della loro vicinanza e del loro sostegno. Sono stati responsabilmente proprio loro a chiederci “una presa di posizione netta contro la costruzione di un governo in cui, come gruppo parlamentare, non potremo mai essere determinanti”.
Ci hanno scritto: “Vogliamo che non sia la finanza a gestire l’economia, bensì̀ la politica, affinché i valori costituzionali siano garantiti, a partire dal rispetto del sistema democratico espresso attraverso la sovranità̀ popolare. Perché crediamo che l’economia debba svolgere quella funzione sociale prevista dalla Costituzione e non sia strumento per arricchire pochi impoverendo molti”.
Per questa ragione, preso atto dell’evoluzione a dir poco contraddittoria della posizione ufficiale del Movimento 5 stelle, porteremo avanti quelle battaglie storiche e identitarie e quel programma politico con cui ci siamo presentati agli elettori neanche tre anni fa. Non abbandoneremo il campo ma lavoreremo sugli stessi obiettivi ideologici e programmatici del 2018. Lo faremo, tuttavia, da posizioni diverse, non contrapposte.
Il mio pensiero accorato va ai nostri attivisti che ancora adesso hanno bisogno di sperare che quella di oggi non sia la fine di un sogno ma solo l’inizio di una nuova avventura, avventura che ci vedrà al loro fianco sempre e comunque, nella tutela disinteressata dei valori e dei principi etici in cui abbiamo sempre creduto.