Giugno 09, 2023

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Nuovo Anno Scolastico:tre questioni cruciali

4/9/2003

di Francesco Greco
Presidente dell'Associazione Nazionale Docenti

Comunicato stampa

Inizia oggi un anno scolastico che si annuncia non facile ma, nello stesso tempo, decisivo. In un momento così incerto, l’Associazione Nazionale Docenti ritiene decisive tre questioni:

La centralità del ruolo del docente per qualunque riforma della scuola; il Parlamento sarà sovrano nello stabilire le forme, gli obiettivi e le strutture della nuova scuola in Italia ma se vorrà un rinnovamento reale dell’insegnamento, esso dovrà avere fiducia nel ruolo decisivo dei docenti, garantire loro un’ effettiva libertà di insegnamento, responsabilizzarli nell’ottenimento dei risultati.

Le modalità del reclutamento dei docenti, attraverso la valorizzazione di strumenti quali la laurea specialistica e le Scuole interuniversitarie di specializzazione.

Un Contratto Collettivo Nazionale che riconosca anche in termini economici i nuovi compiti dei docenti, la funzione assolutamente centrale che essi svolgono nella società italiana, le responsabilità che loro ineriscono nella formazione dei bambini, degli adolescenti, dei giovani.

2 settembre 2002

Il Presidente

Prof. Francesco Greco

Contratto separato per i docenti

4/9/2003

di Francesco Greco
Presidente dell'associazione Nazionale Docenti

Comunicato Stampa

Le recenti dichiarazioni del ministro Moratti di voler istituire un'area contrattuale separata per la docenza e di voler promuovere, per via legislativa, la riscrittura dello stato giuridico e dei profili professionali dei docenti, rappresentano un segnale che merita la massima attenzione e che l'AND ha costantemente indicato come essenziale per avviare un'autentica svolta nell'organizzazione della scuola italiana.

Altrettanta attenzione riteniamo vada posta alla volontà espressa dal ministro di riconoscere un ruolo di rappresentanza alle associazioni professionali dei docenti. E' questo un apprezzamento importante del contributo attivo - e qualitativamente diverso rispetto alle organizzazioni sindacali tradizionali - che le associazioni professionali offrono ai processi di riforma e di mediazione culturale. Prendiamo atto di questo primo passo verso la valorizzazione del ruolo centrale che i docenti svolgono all'interno delle istituzioni scolastiche e del più ampio contributo che essi forniscono allo sviluppo culturale della società italiana.

Occorre, naturalmente, passare dalle dichiarazioni ai fatti, mediante l'istituzione di un Organismo autonomo delle associazioni professionali con funzioni consultive sulle tematiche che riguardano la professione docente. Al più presto, dunque, deve essere aperta -in attuazione dell'art. 21 della legge 59/97- una specifica area di contrattazione per la docenza.

Prof. Francesco Greco
Presidente AND

 

Finanziaria 2002. L'Europa è più lontana

4/9/2003

di Francecso Greco
Presidente dell'Associazione Nazionale Docenti

La mancata previsione di un impiego delle cosiddette “economie”, ottenute con le disposizioni di cui all’art. 13, nella valorizzazione della professione docente, configura di fatto un grave scippo di risorse dalla Pubblica Istruzione a favore del Tesoro. Una scelta politica che ci allontana dall’Europa e che abbassa ancor di più la percentuale del PIL per l’istruzione in Italia, già più bassa addirittura della media OCSE.

L’AND considera:

· inadeguate ed irrisorie le risorse messe a disposizione per il rinnovo contrattuale dei docenti, insufficienti persino a garantire il potere d’acquisto delle retribuzioni;

· inaccettabile un intervento legislativo sulle prestazioni orarie dei docenti, con l’imposizione dello straordinario coatto;

· gravemente lesivo dell’efficacia didattica e della dignità professionale l’aver posto il limite di 30 giorni per la sostituzione del docente assente;

· inaccettabile un intervento sugli esami di Stato in termini puramente finanziari senza aver prima approntato un organico disegno di riforma discusso e condiviso in Parlamento e nel Paese;

· necessaria l’introduzione di forme di detrazione fiscale per l’acquisto di pubblicazioni e attrezzature informatiche nonché il riconoscimento delle spese di viaggio per i docenti impegnati su altra sede oltre a quella di titolarità e per la partecipazione a riunioni di Organi Collegiali in sede diversa da quella di titolarità.

 

Sciopero del personale docentedelle scuole di ogni ordine e grado

4/9/2003

Comunicato Stampa

L'Associazione Nazionale Docenti, preso atto dell'esito negativo del tentativo di conciliazione esperito presso il Ministero del Lavoro, proclama lo sciopero generale del personale docente delle scuole di ogni ordine e grado per il giorno 16 ottobre 2000, per:

Abolizione dell’art. 29 CCNL scuola vigente;

Utilizzazione delle risorse attualmente destinate alle finalità di cui all’art. 29 CCNL per costituire l’indennità di funzione docente;

Attuazione concreta di misure che diano una retribuzione ai docenti in linea con i parametri europei;

Attuazione di misure volte a consentire la detraibilità delle spese di viaggio dei docenti impegnati in più scuole e per la partecipazione alle riunione degli Organi Collegiali quando queste si tengono in sede diversa da quella di servizio.

L’AND invita tutti i docenti e tutte le forze sindacali che condividono questi obiettivi all’unita’ per il riconoscimento dei negati diritti.

Lunedì 16 ottobre 2000

Finanziaria 2003: si taglia ancora sulla scuola

4/09/2003

di Francesco Greco
Presidente dell’Associazione Nazionale Docenti

Comunicato stampa

L’Associazione Nazionale Docenti osserva con molta preoccupazione i segnali di indisponibilità alle esigenze della scuola che provengono dagli articoli 8-12 della prossima Legge finanziaria e dal DL del 20 settembre. Con i primi si tende a ridurre ulteriormente i finanziamenti alla formazione e all’istruzione. Particolarmente grave ci sembra l’obbligo di incrementare «il rapporto medio provinciale alunni/classe» (art. 8, comma 1 della Legge finanziaria); è infatti principio acquisito della pedagogia e della concreta pratica didattica la relazione inversamente proporzionale fra la qualità dell’insegnamento impartito e il numero degli allievi ai quali lo si trasmette.

Il decreto del 20 settembre 2002, riferendosi a una norma sciaguratamente introdotta dal precedente governo (art. 33 del decreto legislativo 30/03/2001, numero 165), prevede in pratica la possibilità del licenziamento per i docenti soprannumerari che non vogliano o non possano –come i maestri della scuola elementare- riconvertirsi ad altro insegnamento. Anche su questo punto, l’A.N.D. non guarda soltanto agli interessi della categoria ma –come sempre, data la sua natura professionale e culturale- a quella della scuola e degli allievi. Pensare di far passare un docente dall’insegnamento dell’italiano a quello del greco o da estimo a scienza delle costruzioni tramite un semplice «corso di riconversione professionale» significa solo proseguire nella riduzione degli insegnanti da specialisti di una disciplina a generici «facilitatori di conoscenze» o, peggio, intrattenitori sociali. Il danno sarebbe incalcolabile non tanto e non solo per i docenti quanto, naturalmente, per i fruitori di simili «insegnamenti».

25 settembre 2002

Prof. Francesco Greco
Presidente dell’Associazione Nazionale Docenti

 

Laurea in Scienze della Formazione Primaria

4/9/2003

Approvata dal Parlamento una risoluzione per sanare il problema

 

Comunicato Stampa

Riconoscere valore di esame di Stato e di abilitazione all’insegnamento nella scuola materna ed elementare alla Laurea in Scienze della Formazione Primaria è quanto contenuto nella risoluzione n. 8 - 00023 approvata dalla VII Commissione Permanente Istruzione, scienze e cultura della Camera dei Deputati. La risoluzione impegna il Governo a dare, in tal senso, una soluzione anche di carattere legislativo al problema, già da noi sollevato nel mese di febbraio u.s. in una nota inviata al ministro Moratti.

In quella nota il Prof. Francesco Greco Presidente dell’AND evidenziava la situazione paradossale in cui si sarebbero venuti a trovare i neolaureati in Scienze della Formazione Primaria “che disporranno di un titolo valido per l’accesso ai ruoli ma in pratica inutilizzabile per l’esercizio della professione, poiché non potranno inserirsi nelle graduatorie permanenti per l’insegnamento”.

Nella nota era detto “Nel prossimo mese di luglio avremo, in Italia, i primi laureati in Scienze della Formazione Primaria, i quali, per un’opinabile scelta del legislatore non potranno accedere all’insegnamento se non a seguito di un concorso.

La legge 341/90, che ha riformato gli ordinamenti universitari, pur prevedendo uno specifico corso di laurea preordinato alla formazione culturale e professionale degli insegnanti della scuola materna ed elementare, ha demandato al concorso la funzione abilitante mentre ha riconosciuto valore abilitante all’esame di Stato delle scuole di specializzazione all’insegnamento nella scuola secondaria.

L’esigenza di individuare un percorso che si concluda con un titolo abilitante, anche per il Corso di Laurea in Scienze della Formazione, era già presente al ministro De Mauro tant’è che presentò, di concerto con il ministro dell’università, un decreto interministeriale di cui il ministro Moratti ha fatto venir meno l’efficacia con il ritiro dalla Corte dei Conti, per gli ovvi motivi connessi alla volontà politica di bloccare la riforma dei cicli scolastici.

L’urgenza oggi di dare una risposta al problema nasce anche dalla constatazione che ad esso, nel disegno di legge delega sulla riforma dell’Ordinamento scolastico, non è fatto alcun riferimento. La situazione è, inoltre, aggravata dalla circostanza che essendo tale laurea finalizzata all’insegnamento gli è preclusa la possibilità di utilizzarla per la partecipazione a concorsi per altri impieghi”.

La risoluzione tiene presente la nostra preoccupazione e va nella direzione da noi auspicata, ci auguriamo che il Governo, in tempi brevi, adotti i provvedimenti conseguenti.

Futuro incerto per i laureati in Scienze della Formazione Primaria

4/9/2003

In una nota inviata al ministro dell’Istruzione e dell’Università, dott.ssa Letizia Moratti, il Prof. Francesco GRECO, Presidente dell’AND Associazione Nazionale Docenti, ha evidenziato lo stato di disagio del settore della formazione universitaria degli insegnanti e, in particolare, la preoccupazione di quanti, tra pochi mesi conseguiranno la laurea in Scienze della Formazione Primaria; laurea che non consente l’accesso ad altri impieghi se non all’insegnamento che tuttavia rimane precluso non avendo la stessa carattere abilitante.

Nel prossimo mese di luglio avremo, in Italia, i primi laureati in Scienze della Formazione Primaria, i quali, per un’opinabile scelta del legislatore non potranno accedere all’insegnamento se non a seguito di un concorso.

La legge 341/90, che ha riformato gli ordinamenti universitari, pur prevedendo uno specifico corso di laurea preordinato alla formazione culturale e professionale degli insegnanti della scuola materna e della scuola elementare, ha demandato al concorso la funzione abilitante mentre ha riconosciuto valore abilitante all’esame di Stato delle scuole di specializzazione all’insegnamento nella scuola secondaria.

L’esigenza di individuare un percorso che si concluda con un titolo abilitante, anche per il Corso di Laurea in Scienze della Formazione, era già presente al ministro De Mauro tant’è che presentò, di concerto con il ministro dell’università, un decreto interministeriale di cui il ministro Moratti ha fatto venir meno l’efficacia con il ritiro dalla Corte dei Conti, per gli ovvi motivi connessi alla volontà politica di bloccare la riforma dei cicli scolastici.

L’urgenza oggi di dare una risposta al problema nasce anche dalla constatazione che ad esso nel disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei Ministri il 1 febbraio u.s. non viene fatto alcun riferimento e dalla situazione paradossale in cui verranno a trovarsi i neolaureati, che disporranno di un titolo valido per l’accesso ai ruoli ma in pratica inutilizzabile per l’esercizio della professione, visto che non possono inserirsi nelle graduatorie permanenti per l’insegnamento. Situazione aggravata anche dalla circostanza che essendo tale laurea finalizzata all’insegnamento gli è preclusa la possibilità di utilizzarla per la partecipazione a concorsi per altri impieghi.

Considerato pertanto, che la laurea in Scienze della Formazione Primaria, che per ovvie necessità ha mantenuto finora la sua impostazione quadriennale, rappresenta un percorso formativo completo e coerente con le ragioni della sua istituzione, comprensivo sia delle attività teorico-formative sia delle attività teorico-pratiche (240 crediti formativi, 190 ore di laboratorio, 380 di tirocinio didattico), è necessario, a giudizio dell’AND, nell’attuale fase di transizione alle lauree specialistiche, adottare, con carattere di urgenza, un provvedimento normativo che consenta ai neolaureati in Scienze della Formazione Primaria, di disporre di un titolo abilitante all’insegnamento. Si risolverebbe così positivamente una situazione che altrimenti non mancherebbe di portare alla luce tutte le sue contraddizioni.

Comunicato Stampa

Accolta la proposta dell’AND di istituire un Comitato Permanente per l’Istruzione. Al Consiglio Regionale della Lombardia presentato il primo disegno di legge

La proposta dell’AND - Associazione Nazionale Docenti - di istituire Comitati Permanenti per l’Istruzione all’interno dei Consigli Regionali è stata accolta favorevolmente in Lombardia ove Silvia Ferretto Clementi, Presidente della VII Commissione Cultura Istruzione e Formazione, ha presentato un progetto di legge regionale.

Com’è noto il nuovo titolo V della Costituzione, così come modificato dalla legge costituzionale n. 3 del 2001, attribuisce alle Regioni una potestà normativa concorrente in materia d’istruzione; da qui la necessità di individuare nuovi strumenti e momenti di raccordo che possano contribuire a dare risposte coerenti alle delicate e complesse questioni che riguardano il mondo dell’Istruzione.

L’istituzione all’interno dell’organo legislativo regionale, di un Comitato permanente per l’istruzione, con compiti consultivi e propositivi, costituito da esperti e da rappresentanti delle associazioni di categoria, rappresenta un’innovazione importante che conferma anche la capacità di mediazione delle associazioni professionali.

Il Progetto di legge, presentato dalla presidente FERRETTO, ribalta anche l’attuale tendenza ad insediare comitati negli apparati delle Giunte, dal momento che per i caratteri consultivi e propositivi di questi organi, la loro allocazione non può che essere all’interno degli organi legislativi.

Intervista al Prof. Francesco GRECO Presidente dell’ A.N.D.

[L'intervista è stata pubblicata dalla Gazzetta del Sud il 9 settembre 1998]

Incertezze e perplessità agitano il mondo della scuola. Mentre il nuovo anno scolastico è, di fatto, incominciato con l’avvio dei corsi di recupero, forti timori si addensano sul fronte dell’autonomia. Come è noto, l’art. 21 della Legge n.59 del 15 marzo 1997, meglio conosciuta come Legge “Bassanini”, stabilisce i principi generali per il riconoscimento dell’autonomia didattica, organizzativa e gestionale alla scuola e sollecita, nel contempo, l’intero sistema dell’istruzione a mettersi al passo con i processi di trasformazione che interessano il Paese.

In questa intervista al Prof. Francesco GRECO, Presidente dell’AND - Associazione Nazionale Docenti - chiediamo una valutazione della raffica di provvedimenti che interessano la scuola, generalmente considerata refrattaria alle spinte e alle sollecitazioni che provengono dalla società.

“ La verità, risponde il Prof. Francesco GRECO, non è proprio questa, semmai è la dirigenza politica e del mondo dell’impresa che non hanno dato il giusto peso al ruolo dell’istruzione e valorizzato l’importanza della formazione. Non si può tuttavia nascondere che nelle scuole italiane si va diffondendo un vasto senso d’inquietudine e preoccupazione per il modo in cui si sta concretizzando, attraverso decreti e regolamenti ministeriali, il processo di decentramento amministrativo avviato con l’approvazione dell’art. 21 della L. 59/97. La preoccupazione dei docenti, nondimeno, non è da considerare come un riflesso conservativo, tutt’altro. In questi ultimi anni, proprio all’interno della scuola sono divenuti sempre più numerosi e convinti i consensi ad un progetto innovativo che preveda un ordinamento della scuola diverso da quello del passato, che la spogli da quei tratti di luogo dell’assistenza e della socializzazione che una politica scolastica miope e poco accorta le hanno impresso a scapito della sua funzione prioritaria: quella della formazione.

Ma per la scuola con la Legge “Bassanini” si aprono nuovi orizzonti politici, bisogna pur riflettere sul nuovo assetto del sistema previsto dall’art. 21.

Veda, com’è stato osservato, l’autonomia concessa alla scuola con l’art. 21 è il frutto di un decentramento di tipo derivato o concorrente che dir si voglia, nel senso che poteri e funzioni già del potere centrale ed oggi decentrati concorrono con i poteri che residuano al centro i quali continuano ad essere preminenti rispetto a quelli decentrati, con prevedibili scompensi, contraddizioni, squilibri e conseguente proliferare di circolari di chiarimento, espressione di un redivivo centralismo burocratico. Detto diversamente, siamo ancora lontani dal quel federalismo tanto decantato che invece avrebbe potuto concretizzarsi con una diretta applicazione dell’art. 33 della Costituzione, conferendo alla scuola una vera autonomia in grado di farle cogliere ed esprimere la sua vitalità.

L’attribuzione alle istituzioni scolastiche dell’autonomia non dovrebbe permettere all’intero sistema di recuperare in termini di efficienza ed efficacia dell’attività svolta?

Uno dei tratti che maggiormente caratterizzano questo decentramento e che va fugato è rappresentato da un frainteso e pericoloso spirito aziendalistico, retaggio della cultura industriale degli anni ’80 e ’90, che contribuisce ad alimentare miti quali quello della scuola-azienda, del preside manager e dello studente-cliente. Il rischio evidente è quello di snaturare l’identità della scuola stessa e le relazioni all’interno di essa. D’altronde, i provvedimenti in corso di approvazione o già approvati, e soprattutto l’attribuzione della dirigenza a presidi e direttori e l’emanazione del regolamento che tratta dell’autonomia didattica e organizzativa, indicano chiaramente quale sia la direzione di marcia: in essi è presente la convinzione che si possano conseguire risultati privilegiando e rafforzando il livello organizzativo e di controllo dando alla scuola un governo imperniato su meccanismi gerarchici che fanno affidamento sulla capacità di comando del dirigente scolastico e del suo staff, dove l’attività didattica perde centralità e con essa la funzione docente. Mentre, a nostro avviso, è proprio da qui che si deve partire, giacché la scuola persegue la finalità precipua di istruire, formare ed educare il soggetto discente. Ricollocare al centro e rafforzare la funzione docente significa garantire il pieno conseguimento di tale finalità. Per cui le riforme di sistema rischiano di fallire miseramente se pensate disgiunte dalla funzione di scopo.

Tuttavia, non pensa che i risultati conseguibili con l’avvio del processo di riforme dipenderanno anche dall’impegno dei diversi soggetti coinvolti e dalla loro capacità di rappresentarne le istanze ?

Come si sa, la democrazia è fatta di numeri ed i numeri pur essendoci, purtroppo finora, hanno inciso negativamente sulla valorizzazione della categoria e della funzione che costituisce il cardine del sistema. Oggi la sindacalizzazione della categoria registra i livelli più bassi dal dopoguerra, fatto sintomatico della crisi del sindacalismo tradizionale, ma segno anche della necessità di forme associative nuove di tipo professionale capaci di rompere vecchi steccati ideologici e culturali e con essi certi rituali sindacalesi, ormai espressione d’altri tempi. Noi siamo convinti che solo se si sapranno costruire prospettive nuove per la professione docente, comparabili a quelle degli altri paesi europei, si potrà sperare che la scuola italiana ritrovi quelle energie necessarie da permetterle di compiere il grande salto di qualità. Non si deve dimenticare che l’OCSE, nei suoi rapporti, colloca le retribuzioni dei docenti italiani all’ultimo posto dei paesi occidentali e cosi l’ISTAT, rispetto al sistema delle retribuzioni vigente in Italia. E’ tempo, non crede, che alla scuola si pensi non solo in termini di tagli alle spese e di riforme a costo zero, ma anche di investimenti che diano il segno tangibile di uno sguardo rivolto al futuro, di una vera volontà riformatrice.

 

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