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2073. Le Dieci Regole per la Scuola

di Giuseppe Bagni

Ritrovate “Le Dieci Regole per la Scuola”: la notizia è passata quasi inosservata in questa vigilia di fine anno 2073. Si tratta del ritrovamento di un breve testo conservato in un vecchio hard disk ancora miracolosamente funzionante, che risale almeno a una cinquantina di anni fa. Sarà per la naturale nostalgia per il tempo ormai passato, ma il testo mi ha colpito.


Lo riporto così com’è stato rinvenuto, chiedendo benevolenza a chi potrebbe scorgere ne Le Dieci Regole per la scuola una mancanza di rispetto verso i testi sacri.


Le Dieci Regole per la Scuola

1Prenditene cura. Perché non avrai altra risorsa all’infuori di essa. Il futuro a scuola si tocca. Sono quelle bambine e bambini che passano davanti alle nostre cattedre a ogni ultima campanella. Si costruisce adesso, con il prendersi cura dei nostri alunni, rispettandone i tempi di crescita e le specificità, senza pensare che un bambino di tre anni è la metà di uno di sei. Preparandoli a porsi le giuste domande piuttosto che riempirli di risposte. Agendo ogni giorno con la consapevolezza che nel futuro troveremo solo quello che avremo saputo portarci.

2) Ricordati di essa anche quando è festa. Diceva Don Milani che il maestro è l’unico adulto che non ha interessi culturali quando è solo. Come dire che per il maestro la sua cultura non è mai una questione privata, individuale. È un sapere in transito, come una moneta che acquista senso solo se scambiata. Ogni ora dopo la scuola deve essere impregnata del giorno di scuola finito e di quello che verrà.

3) Onora i suoi padri e le sue madri. La pedagogia raccogliticcia di questi anni si è riempita di termini inglesi come garanzia di modernità, ma è un ammodernamento senza innovazione. La storia della scuola italiana è fatta da donne e uomini dei cui insegnamenti ci siamo dimenticati mentre altri paesi li hanno posti a fondamento dei loro sistemi d’istruzione.

4) Se la stacchi dalla vita la fai morire. L’uomo è l’unica specie animale che trasmette le proprie conoscenze in uno spazio appositamente dedicato. Ma la scuola è solo un luogo appartato, non un altro mondo rispetto alla vita quotidiana. Al senso del dovere che chiediamo ai nostri allievi corrisponde il nostro dovere di dar senso – un senso per loro – a quella fatica quotidiana. Dobbiamo renderli consapevoli che il loro sapere li fa capaci di cambiare il mondo, ma soprattutto cambia loro stessi nel momento stesso in cui lo fanno proprio.

5) Gli alunni sono il seme, non li disperdere. Ricorda che il dramma della scuola sono gli alunni che perde. La dispersione non è il destino inevitabile dei “fragili”, gli atteggiamenti caritatevoli con le proposte di percorsi di scuola adatti a chi non può sopportare una scuola di qualità è pura ipocrisia: come può essere di qualità una scuola che disperde i suoi studenti?

6) Ruba, se ti serve. Prendi idee, materiali e strategie da chiunque se ti sembrano valide per insegnare. Nella scuola non è ammessa proprietà privata.

7) Non dare falsa testimonianza del valore della conoscenza. Gli studenti studiano le materie ma studiano molto di più noi che quelle materie insegniamo. Siamo gli unici adulti che vedono mentre lavoriamo, non capita neanche con i loro genitori. Dobbiamo essere non un modello ma la testimonianza vivente del valore di quello che insegniamo. La passione per la conoscenza è un sentimento molto contagioso, ma se l’hai persa tu per primo non hai niente da insegnare.

8) Non desiderare la scuola di altri. Per cambiare la scuola bisogna non perdere mai di vista la sua storia che è sempre profondamente intrecciata a quella dell’intero paese. L’indovina Cassandra per scoprire il futuro scrutava nel passato.

9) Fai desiderare il sapere. Alla base di ogni apprendimento c’è il desiderio di apprendere. È un istinto naturale che segna la crescita di ogni essere vivente, la scuola non può farlo morire. Ricorda che non ci sono studenti che non vogliono imparare, ma che sono incapaci di farlo attraverso i codici e le forme della scuola attuale. Insegniamo a studenti che non assomigliano più a come noi siamo stati studenti. Spavalderia che nasconde fragilità e insicurezza. Si tratta di trovare una nuova sintonia. Si tratta di affiancare il nostro sguardo al loro per rafforzarlo e insieme dirigerlo. Imprestare la nostra fiducia in loro finché la loro non sia pronta.

10) Insegna a disubbidire. A tutte le regole se sono sbagliate. Tu sii il primo a disubbidire se senti che sono contrarie al mandato costituzionale che devi rispettare.

Non si sa chi ne sia l’autore, molto probabilmente un insegnante del tempo che mal sopportava l’ipocrisia che sentiva dilagante. Eppure i conflitti e le incoerenze di quegli anni furono forse il prezzo necessario da pagare, come lo sono i colpi di coda e le teorie ad hoc per tentare di tenere in vita paradigmi giunti ormai alla fase terminale. Ai giorni nostri, di fine 2073, possiamo finalmente comprendere quanta parte della nostra storia recente affondi le radici in quegli anni di grande confusione e delusione.

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